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Riforma costituzionale, il Senato approva il disegno di legge sul taglio dei parlamentari

Di Laura Melissari
Pubblicato il 7 Feb. 2019 alle 13:23

Il Senato ha approvato il disegno di legge che taglia il numero dei deputati e dei senatori. La Camera avrà 400 deputati, rispetto agli attuali 630 e il Senato sarà composto da 200 membri, 115 in meno.

Il disegno di legge costituzionale, presentato dai partiti di maggioranza, è stato votato con 185 sì, 54 no e 4 astenuti. Il testo passa ora alla Camera.

A votare a favore sono stati Lega e Movimento Cinque Stelle che avevano presentato la riforma a firma del ministro grillino Riccardo Fraccaro, oltre a Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Il Partito democratico, insiem a Leu, e il gruppo delle Autonomie ha votato contro. I democratici avevano presentato un emendamento che prevedeva che oltre al taglio dei parlamentari il Senato venisse trasformato in una Camera delle Autonomie, ma la proposta è stata dichiarata inammissibile dalla presidente Elisabetta Casellati.

Si tratta dell’ottavo tentativo dal 1983 ad oggi di tagliare il numero dei parlamentari. L’ultimo in ordine di tempo quello del 2016, la riforma costituzionale di Matteo Renzi bocciata dal referendum popolare del 4 dicembre. La riforma prevedeva la trasformazione del Senato in una camera non eletta a suffragio universale, composta da 100 membri di cui 74 scelti dai consiglieri regionali, 21 tra i sindaci e 5 di nomina presidenziale per sette anni.

In Italia la Costituzione, all’articolo 138 prevede che le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali siano adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi.

Le leggi costituzionali devono essere approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Se alla seconda votazione la legge non ottiene la maggioranza dei due terzi dei componenti, può essere sottoposta a referendum popolare entro 3 mesi dalla pubblicazione.

Per procedere con il referendum è necessario che ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

Insieme al disegno sulla riduzione del numero dei parlamentari, il 3 ottobre 2018 il M5s aveva presentato altre 2 proposte di riforma costituzionale riguardanti l’eliminazione del Cnel e l’abolizione del quorum dal referendum abrogativo e l’introduzione del referendum propositivo. Su questo ultimo punto la maggioranza si è spaccata.

Il M5s, che ha nella democrazia diretta uno dei suoi cavalli di battaglia, porta avanti la proposta come strumento per valorizzare l’iniziativa popolare. Salvini non crede però nella bontà della proposta, perché teme che possano diventare legge proposte approvate da un’esigua minoranza.

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