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Rita Dalla Chiesa a TPI: “Mio padre è stato abbandonato dallo Stato, Salvini non ripeta lo stesso errore con il capitano Ultimo”

Nel giorno dell'anniversario della morte del padre, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la figlia Rita commenta la decisione di revocare la scorta a Sergio De Caprio

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 3 Set. 2018 alle 11:15 Aggiornato il 3 Set. 2020 alle 11:05

“È una decisione incredibile quella della revoca della scorta, incredibile che non si siano alzate più voci. Sono indignata, dispiaciuta e amareggiata, non riesco a capirne fino in fondo i motivi”. scorta capitano Ultimo 

Rita Dalla Chiesa, celebre giornalista e presentatrice tv, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso in un agguato mafioso assieme alla moglie e a un agente di scorta il 3 settembre 1982, commenta a TPI la decisione di revocare la scorta a Sergio De Caprio, noto all’opinione pubblica come “capitano Ultimo”.

L’uomo, che nel 1993 arrestò il boss Totò Riina, dal 3 settembre non avrà più diritto all’auto blindata di cui si è servito nel corso di questi ultimi anni.

Ad annunciare la notizia della revoca della scorta a Ultimo era stata qualche settimana fa proprio la conduttrice televisiva e figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rita Dalla Chiesa. scorta capitano Ultimo 

Carlo Alberto Dalla Chiesa, a Palermo lamentò più volte il mancato rispetto degli impegni assunti dal governo e la carenza di sostegno da parte dello Stato nella lotta alla mafia. Oggi come allora c’è qualcosa che non convince in uno Stato che lascia soli i più deboli.

È uno stato che continua a commettere gli stessi errori?

Sembra di sì, eppure le persone sono cambiate, ci si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso. Non sono andata a Palermo oggi per ricordare mio padre anche per questo motivo, ho preferito stare vicino a Ultimo. Nella sua solitudine ho riconosciuto la stessa di mio padre. Ma la solitudine cui è lasciato un uomo che ha fatto tanto per noi, per i cittadini, per questo stesso Stato, non può essere dimenticata o minimizzata.

La solitudine va colmata, riempita di affetto di attenzione. scorta capitano Ultimo 

Cosa accadrà quando i riflettori si spegneranno sul caso del capitano Ultimo?

È la solitudine che ti porta verso il pericolo. Questo mi preoccupa molto, anche se gli uomini di Ultimo sicuramente non lo lasceranno solo. Ma è lo Stato che non dovrebbe mancare.

Sulla morte del  generale Dalla Chiesa, i giudici scrivevano: “Di fronte a Cosa nostra, egli impersonava se stesso e non già, come avrebbe dovuto essere, l’autorità dello Stato”. Suo padre aveva più volte lamentato di trovarsi in pericolo. Corsi e ricorsi storici?

È quando un uomo resta solo che poi il pericolo cresce, lo aveva detto papà a Giorgio Bocca.

Mi sono dovuta rivolgere sui social a Salvini, pur sapendo che la scelta della scorta non dipende direttamente da lui, ma da un ufficio che è all’interno di quel ministero.

Che riposta ha ricevuto?

Il ministro ha detto “mi informo, conosco Ultimo e quello che ha fatto”. Io mi sarei aspettata maggiore partecipazione, non da parte dei cittadini, perché c’è stata, è mancata la presa di posizione delle istituzioni.

Serviva un segnale più forte rispetto a ciò che sta vivendo. Parliamo di un uomo che da quando ha preso Riina vive con la faccia coperta, sfiderei chiunque a vivere così.  Significa perdere la propria libertà, in modo totale. 

So quello di cui parlo, ho vissuto con la mia famiglia le stesse cose, specie quando mio padre combatteva contro le Brigate Rosse.

La revoca cade anche in un giorno particolare.

Un po’ mi ha colpito la coincidenza della data con il giorno in cui è morto mio padre, mi ha dato una motivazione in più per decidere di prendere a cuore la causa.

Più che un fatto politico ci dovrebbe essere una presa di coscienza di tutti. Ci sono scorte a persone che conosco, di cui a nessuno frega più niente, vecchi politici, gente che non si occupa più di nulla.

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