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Scelto il porto delle armi chimiche

Avverrà a Gioia Tauro il trasferimento degli ordigni di Assad da un cargo danese a una nave americana

Di Emanuele Rossi
Pubblicato il 16 Gen. 2014 alle 18:26

È quello di Gioia Tauro il porto scelto dal governo italiano per procedere alle operazioni di trasbordo dei prodotti chimici siriani.

La decisione è stata comunicata oggi durante l’audizione alle Commissioni riunite di Affari esteri e Difesa di Camera e Senato dal ministro degli Esteri Bonino e quello delle Infrastrutture Lupi – con la presenza del direttore generale dell’Opcw, Ahmet Uzumcu.

Il carico di 560 tonnellate di sostanze tossiche viaggianti con il cargo danese “Ark Futura”, sarà trasferito «senza nemmeno toccare il suolo italiano» – come ha dichiarato il diplomatico turco Uzmucu – direttamente all’interno della nave americana “Cape Ray” tra la fine di gennaio e i primi di febbraio: le operazioni non dureranno più di 48 ore.

Le tempistiche previste potrebbero comunque subire ritardi, principalmente dovuti ai combattimenti in corso e alle condizioni meteorologiche, ma anche – per stessa ammissione del capo dell’Opcw – per ragioni di carattere burocratico. Sembrerebbe infatti che delle 560 tonnellate di agenti primari (iprite, sarin e gas nervino) previste, finora ne siano arrivate al porto di Latakia soltanto 16. A preoccupare ulteriormente l’Organizzazione, che ha spostato il termine per il completamento di questa prima fase al 31 marzo, ci sarebbero anche le due notifiche ricevute da parte del governo siriano, che ha dichiarato che due depositi di armi chimiche sarebbero stati oggetto di attacchi dei ribelli . Uzmucu ha commentato con i giornalisti italiani che «sarebbe preoccupante se qualcuno tentasse di prendere possesso di quei materiali», ragione per cui si sta lavorando alla ricerca di una tregua temporanea che permetterebbe il trasporto verso Latakia.

«Si tratta della più importante operazione di disarmo degli ultimi 10 anni, più importante di quella che sta avvenendo in Libia», ha sottolineato il ministro degli Esteri Emma Bonino, che ha ricevuto oggi dallo stesso Uzmucu ulteriori rassicurazioni sulla sicurezza delle operazioni.

Non si pone fine tuttavia, alla serie di polemiche che si erano innescate prima della scelta definitiva – e sulle quali giorni fa aveva espresso perplessità anche il “Wall Street Journal”. Il sindaco della cittadina calabrese sarebbe stato all’oscuro di tutto fino alla comunicazione ufficiale: «Non mi avevano informato. Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con i forconi» è stato il commento del primo cittadino Bellofiore subito dopo aver appreso la notizia, aggiungendo: «È gravissimo, forse il ministro Bonino non sa cos’è la democrazia. È la solita scelta calata dall’alto. Siamo considerati una popolazione di serie B. Tra l’altro, qui non c’è un’ospedale attrezzato». Analoghe reazioni dal sindaco di San Ferdinando – comune contiguo, in cui è compreso il 75 per cento del porto – che è arrivato a minacciare di emettere un’ordinanza di chiusura dello scalo.

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