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Saviano: “Per Salvini le parole di chi ha favorito la ‘ndrangheta valgono più delle opinioni democratiche dei cittadini”

Credi: Afp

Su Repubblica, lo scrittore commenta la posizione assunta dal vicepremier sull'arresto del sindaco di Riace Mimo Lucano e sulla sua pubblicazione di un video di Pietro Zucco, ex primo cittadino del borgo calabrese condannato per essere stato prestanome di un boss di 'ndrangheta

Di Marta Facchini
Pubblicato il 9 Ott. 2018 alle 10:17

Gli attacchi alla stampa e l’indagine su Mimmo Lucano. Da qui parte Roberto Saviano, in un commento pubblicato su Repubblicaper criticare l’ultima settimana politica, riferendosi alle affermazioni rivolte dal vicepremier Luigi Di Maio ai giornalisti del gruppo Gedi, quando il ministro dell’Economia aveva affermato che “nei media c’è un conflitto di interesse pazzesco. Da una parte c’è Berlusconi, dall’altra De Benedetti”.

Poi, gli arresti domiciliari del sindaco di Riace, che nel piccolo comune calabrese ha ideato e applicato un rivoluzionario modello di accoglienza.

Saviano critica il gesto del ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha pubblicato su Facebook un video in cui a criticare il primo cittadino era un uomo noto per essere stato condannato in via definitiva come prestanome di un boss di ‘ndrangheta.

“Il ministro degli Affari interni non solo è intervenuto contro un cittadino non colpevole fino a prova contraria, con il peso del suo essere Istituzione, ma per farlo ha opposto a Mimmo Lucano il signor Pietro Zucco, ex vicesindaco di Riace (chiaramente prima che fosse sindaco Lucano), condannato in via definitiva a 4 anni e 6 mesi di reclusione per trasferimento fraudolento di valori”, scrive Saviano.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia, Pietro Zucco avrebbe permesso a Vincenzo Simonetti, uomo di punta del clan Ruga-Metastasio, di continuare a gestire la cava che gli era stata sequestrata. “Prima di condividere quel video, il ministro ci avrebbe messo un attimo a verificare l’identità di chi parlava. Ma non l’ha fatto”, ha detto lo scrittore.

“Forse il ministro neanche sapeva chi fosse Pietro Zucco, dato che quando è andato a rendere rispettosamente omaggio ai suoi elettori a Rosarno subito dopo le elezioni, in 27 minuti di intervento ha avuto l’ardire (o il timore…) di dedicare solo 40 secondi alla ‘ndrangheta”, ha aggiunto.

Per l’autore di Gomorra, “Salvini è pericoloso perché è una miscela, potenzialmente rovinosa per il paese, di inadeguatezza, disinteresse reale per le dinamiche mafiose, cinismo abbinato a una sfrenata ambizione e inquietanti relazioni con esponenti della estrema destra, non solo italiana”.

“Il ministro si comporta come l’ultimo degli avventori del bar dello sport, e utilizza – contro cittadini che hanno democraticamente manifestato all’insegna dei valori della solidarietà e dell’accoglienza – le parole di un uomo che ha agevolato la ‘ndrangheta”.

“Tutto ciò senza neanche chiedere scusa quando la verità è venuta fuori; senza dire ‘ho sbagliato e ho fatto una cosa gravissima’. Però a questo punto il ministro deve accettare che, se voluta quella mancanza di scuse può significare una sola cosa: che lui è d’accordo con Pietro Zucco; lui ha scelto da che parte stare; per Salvini le parole di una persona che ha favorito la ‘ndrangheta valgono più della libera e democratica manifestazione di pensiero di tanti cittadini”, ha continuato.

“Non possiamo consolarci pensando che l’era salviniana, come tutte le cose umane, ha avuto un inizio e avrà una sua fine, perché le circostanze che hanno determinato questa situazione restano immutate”.

“Resta la mancanza di anticorpi alle balle, alla verità capovolta, ribaltata, falsificata. Resta l’impossibilità di riconoscere un condannato per mafia solo sentendolo parlare in un video. Resta la consapevolezza che siamo in emergenza democratica”, ha concluso.

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