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Salvini: “Voglio raddoppiare la scorta a Saviano che poi se gli toccano un’unghia è colpa mia”

Di Laura Melissari
Pubblicato il 27 Nov. 2018 alle 11:10

“Voglio raddoppiare la scorta a Saviano che poi se gli toccano un’unghia è colpa mia”. A dirlo è il ministro dell’interno Matteo Salvini durante la presentazione del libro di Lilli Gruber.

Il tema della scorta allo scrittore di Gomorra era stato al centro delle cronache nei mesi scorsi.

A ottobre 2018 si era diffusa la notizia secondo cui Matteo Salvini si sarebbe deciso a togliere la scorta a Roberto Saviano. Ma si trattava di una bufala. Sia Saviano che Salvini hanno smentito la notizia.

Secondo quanto riportato dal sito Il24.it, alcune norme contenute in due decreti legge a sostegno della Manovra disponevano una modifica dei criteri di assegnazioni delle scorte.

Modifica che, tra gli altri, colpirebbe proprio Saviano. Per il Viminale sarebbe “cessato l’imminente pericolo di ritorsioni, attentati e vendette da parte dei boss della camorra nei confronti dello scrittore partenopeo”, scrive nell’articolo il giornalista Arnaldo Capezzuto.

“Sulla scorta a Saviano non ci sono novità né decisioni di alcun tipo”, hanno riferito fonti del ministero dell’Interno.

Salvini e la scorta di Saviano: tutte le polemiche

Nel corso degli ultimi mesi, il vicepremier Matteo Salvini ha parlato più volte dell’eventualità di togliere la scorta a Saviano.

“Saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all’estero”, aveva commentato il ministro ospite del programma tv Agorà su Raitre.

“Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani. Gli mando un bacione”.

Lo scrittore aveva risposto al leader della Lega con un duro video pubblicato su Facebook, definendo Salvini “ministro della malavita”

Ma il ministro dell’Interno può decidere se revocare o meno la scorta allo scrittore?

Come lo stesso Saviano aveva fatto sapere un anno fa, sempre rispondendo alle minacce di Matteo Salvini, la risposta è no. La decisione in materia di protezione personale infatti spetta all’Ufficio centrale interforze personali, con la collaborazione delle questure e degli uffici territoriali.

È l’Ucis infatti a stabilire se ci sono minacce concrete alla sicurezza di una persona o se il pericolo è ormai cessato e la scorta, di conseguenza, può essere ritirata.

Roberto Saviano aveva già spiegato all’attuale ministro dell’Interno che le minacce di sospendere la scorta che lo segue dal 2006 erano prive di fondamento.

Come funziona l’assegnazione della scorta

A seguito dell’omicidio di Marco Biagi ad opera delle Brigate Rosse nel 2002, l’allora governo Berlusconi decise di creare con un decreto legge l’Ufficio centrale interforze personale.

L’Ucis è una struttura del dipartimento della Pubblica sicurezza che si occupa della tutela e della protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio e assegna la protezione delle forze dell’ordine ai soggetti che necessitano della scorta.

L’Ufficio collabora con le forze dell’ordine, l’Aisi e l’Aise, fa riferimento al Viminale e ha l’obiettivo di contrastare efficacemente le situazioni di pericolo e di minaccia personale.

L’Ucis raccoglie e analizza “le informazioni relative alle situazioni personali a rischio, individuando e pianificando modalità, mezzi e risorse atti ad attuare i dispositivi di protezione”. Inoltre, l’Ufficio si occupa della formazione degli agenti predisposti al servizio di scorta.

La direzione dell’Ucis è affidata a un prefetto o a un dirigente generale della Pubblica sicurezza o a un generale dell’arma dei carabinieri di uguale livello.

Gli uffici provinciali e le questure stabiliscono se è necessario o no ricorrere alle misure di protezione personale e segnalano la persona in pericolo all’Ucis, motivando la loro decisione.

L’Ucis esamina poi la richiesta e decide se decide se assegnare o meno la scorta, oltre a poterne poi valutare la revoca.

In quest’ultimo caso l’Ufficio deve dimostrare che la minaccia è venuta meno e che quindi non esiste più una minaccia concreta alla vita del soggetto protetto dalla scorta.

La decisione è presa dalla commissione centrale consultiva, composta dagli organismi dell’Ucis in concerto con i rappresentanti delle forze dell’ordine, a cui spetta il compito di  constatare se le minacce sono ancora concrete o meno.

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