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    È vero che a Roma sarà razionata l’acqua dal 28 luglio?

    Il 22 luglio il governatore del Lazio aveva annunciato la sospensione dei prelievi dal lago di Bracciano, trovando l'opposizione dell'operatore nel settore idrico Acea. Ecco come è la situazione attuale

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 26 Lug. 2017 alle 17:52 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:59

    Da alcuni giorni la crisi idrica del lago di Bracciano, il razionamento dell’acqua a Roma e il braccio di ferro tra il governatore Nicola Zingaretti, l’Acea, l’azienda che fornisce servizi idrici nel Lazio, e il Campidoglio, sono al centro delle cronache.

    Abbiamo cercato di ricostruire la vicenda per capire quanto sia probabile che dal 28 luglio un milione e mezzo di romani per 8 ore al giorno non avranno accesso all’acqua.

    La crisi idrica del lago di Bracciano

    Il 22 luglio il governatore della regione Lazio, Nicola Zingaretti, aveva deciso di sospendere il prelievo dell’acqua dal lago di Bracciano, per frenare il prosciugamento del bacino idrico, messo a dura prova dalla siccità di questa stagione.

    “Purtroppo è una tragedia. Il livello del lago di Bracciano si è abbassato con il rischio di catastrofe ambientale fino a questo evento. Abbiamo tempo sette giorni per trovare tutte le possibilità al fine di limitare al massimo il disagio per i cittadini, ma è sbagliato chiudere gli occhi. Il problema c’è ed è grave. Sta finendo l’acqua a Roma”, aveva spiegato ai microfoni di Tgcom24.

    “Basta andare con una fotocamera a Bracciano per capire che sta accadendo l’inimmaginabile. Far uscire l’acqua dai rubinetti è un diritto ma dobbiamo fare i conti con un problema enorme che è la siccità. Mi piacerebbe invitare qui Donald Trump per fargli capire cosa significa non rispettare gli accordi sul clima”, aveva detto il governatore.

    Acea – operatore nazionale nel settore idrico che fornisce servizi nelle regioni Lazio, Toscana, Umbria e Campania – ha però criticato la soluzione della regione di stoppare il prelievo dell’acqua dal lago di Bracciano, definendola abnorme, illegittima e inutile. La soluzione, dal punto di vista di Acea, era quella di razionare l’acqua nella città di Roma.

    Secondo un decreto del ministero dei Lavori Pubblici, che aveva concesso ad Acea di prelevare acqua dal lago di Bracciano per usi potabili, il livello del lago si sarebbe dovuto mantenere a 161, 90 metri sopra il livello del mare. Nel decreto è scritto: “Verranno inserite le saracinesche di apertura e chiusura ed un sifone idraulico che provveda a disinnescare automaticamente le condotte, non appena il livello dell’acqua scende sotto la quota minima di 161,90 metri”.

    Attualmente “il livello del lago di Bracciano è al di sotto di questa quota minima prefissata e ancora più lontano dallo zero idrometrico che corrisponde a quota 163,04”. È per questo motivo che la regione ha preso la decisione di bloccare i prelievi idrici.

    Il razionamento dell’acqua a Roma

    Inizialmente era stata prevista la data del 28 luglio per iniziare il razionamento, che dovrebbe interessare un milione e mezzo di cittadini romani. “Noi non la fabbrichiamo l’acqua”, aveva detto Paolo Saccani, presidente di Acea Ato 2. Le interruzioni dovrebbero riguardare un lasso di tempo di 8 ore al giorno.

    Dal lago di Bracciano, ha spiegato Saccani, “vengono prelevati 86 mila metri cubi al giorno, che sono pari a un abbassamento di 1,5 millimetri. Azzerare la derivazione creerà pesantissimi disagi per gli abitanti”.
    L’acqua prelevata dal lago laziale contribuisce all’8 per cento del fabbisogno della popolazione, cioè fornisce il servizio a circa 200mila cittadini, lontani dal milione e mezzo che dovrebbe riguardare il razionamento.
    Il 25 luglio in Campidoglio si è tenuta una riunione per scongiurare il razionamento dell’acqua che si è conclusa con l’istituzione di una cabina di regia. All’incontro hanno partecipato l’assessore alle Infrastrutture della Regione Lazio, Fabio Refrigeri, il presidente di Acea Luca Lanzalone e il presidente di Acea Ato 2, Paolo Saccani. Una delle ipotesi è quella di prelevare l’acqua da fonti alternative al lago
    Intanto Acea ha presentato ricorso presso il tribunale delle Acque contro l’ordinanza della Regione Lazio che dispone lo stop dei prelievi dal lago di Bracciano a partire dal 28 luglio.
    La sindaca Raggi è intervenuta sulla questione, dicendosi favorevole al razionamento. Polemiche accese tra lei (e il Movimento Cinque stelle) e la sindaca di Anguillara Sabazia, uno dei comuni che si affacciano sul lago di Bracciano. Il Movimento 5 Stelle potrebbe espellere la Anselmo, per una storia di nove anni fa e tornata adesso alla ribalta con una lettera anonima.
    La sindaca subì una condanna per calunnia, ma la pena fu condonata ed estinta in virtù dell’indulto. L’arrivo della lettera coincide con l’accusa che Anselmo ha mosso alla Raggi, dicendole di non essere mai intervenuta alle riunioni in cui veniva discusso il problema idrico di Bracciano. Sono in molti ad aver associato la volontà del M5s di espellere Anselmo in seguito alla lettera, alla battaglia di quest’ultima per difendere il lago di Bracciano dai prelievi d’acqua e alla diversità di vedute con la sindaca di Roma Capitale.
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