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    Roma, cartelli anti-discriminazione alle pensiline degli autobus: “No alle perquisizioni razziste sui mezzi pubblici”

    Credit: Rete Restiamo Umani

    L'iniziativa della Rete Restiamo Umani dopo le testimonianze di ispezioni sugli autobus apparentemente motivate solo dal colore della pelle

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 18 Mar. 2019 alle 14:34 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:02

    “Avviso ai viaggiatori. La discriminazione per il colore della pelle è un crimine, anche quando è commessa da un pubblico ufficiale”.

    “Avviso ai passeggeri linee 5-14-19 perquisizioni razziste a bordo: è doveroso intervenire in supporto dei passeggeri discriminati per il colore della pelle”.

    Sono alcune delle scritte comparse in corrispondenza di alcune pensiline degli autobus a Roma, dopo diverse segnalazioni di ispezioni delle forze dell’ordine esclusivamente nei confronti di persone nere a bordo dei mezzi pubblici.

    Ad affiggere i cartelli, che replicano alla perfezione la grafica di Atac, municipalizzata romana dei trasporti pubblici, è stata la “Rete Restiamo Umani”, che ha rivendicato il gesto di subvertising (“vandalizzazione creativa” di manifesti pubblicitari) con un post su Facebook.

    “Attiviste e attivisti della Rete Restiamo Umani nelle ultime ore hanno effettuato azioni di subvertising a Roma, esponendo in corrispondenza di alcune pensiline degli autobus dei manifesti con l’invito a non restare indifferenti e denunciare eventuali episodi di discriminazione in cui ci si dovesse imbattere”, si legge nel post.

    A far nascere l’iniziativa, le testimonianze di ispezioni e identificazioni eseguite sui mezzi pubblici solo nei confronti di persone nere, eseguite a Roma soprattutto in zona Prenestina-Casilina.

    TPI ha raccolto una serie di testimonianze in proposito in questo articolo. Negli episodi segnalati, le forze dell’ordine hanno controllato le borse esclusivamente delle persone di colore, di qualsiasi genere, cittadinanza ed età. Questo ha spinto l’associazione Alterego – Fabbrica dei diritti, che si occupa di assistenza legale ai migranti, a parlare di “un vero e proprio abuso, essendo plausibile che il fondamento di tali controlli sia da ricercare solo nel colore della pelle degli interessati”.

    “Invitiamo chiunque dovesse assistere ad episodi di razzismo a non fare finta di nulla e a denunciare quanto visto”, prosegue il post della Rete restiamo umani. “Non possiamo permettere che i mezzi pubblici, e non solo, siano teatro di discriminazione sulla base del colore della pelle di una persona, per noi All Colours Are Beautiful. Non restiamo indifferenti, restiamo umani!”.

    Al posto della sigla di Atac, sui cartelli è comparso proprio l’acronimo di All Colours Are Beautiful (Acab, che è anche l’acronimo di All cops are bastards,  lett. “tutti i poliziotti sono bastardi”). A realizzare la grafica del manifesto è stato l’artista Hogre.

    Le attiviste e gli attivisti delle Rete, si legge nel post, hanno inoltre inscenato su alcuni tram della Capitale delle “rappresentazioni teatrali, con paradossali forme di discriminazione e finti alterchi, proprio per evidenziare quanto sia surreale il clima di odio che si respira in questo particolare periodo storico”. Clima che ritengono “spesso alimentato da esponenti politici che non fanno altro che soffiare sul fuoco per puro tornaconto elettorale”.

    Per suggerire cosa fare nel caso in cui si assista ai presunti episodi discriminatori sui mezzi pubblici da parte delle forze dell’ordine, i volontari hanno distribuito ai passeggeri dei volantini con un vademecum scritto in diverse lingue e tratto dal vademecum di Alterego – Fabbrica dei diritti.

    A schierarsi contro l’iniziativa sono stati Faisa Sicel, sindacato degli Autoferrotranvieri, che ha parlato di “personaggi squallidi che così facendo creano odio nei confronti di chi tutti i giorni lavora onestamente facendo rispettare le regole” e Andrea De Priamo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Campidoglio, che ha espresso “solidarietà ai verificatori dell’Atac per i ‘cartelli-gogna’”. Nei cartelli tuttavia non vi è alcun riferimento all’operato di Atac o dei suoi dipendenti.

    La Rete Restiamo Umani invita a inviare le proprie segnalazioni su episodi di ispezioni o perquisizioni discriminatorie all’indirizzo email: reterestiamoumani@gmail.com

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
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