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Ritrovato il relitto del sommergibile Guglielmotti, un secolo dopo l’affondamento

Il sommergibile Guglielmetti. Credit: Wikipedia

È stato ritrovato dalla nave Gaeta a quattrocento metri di profondità. Era affondato nel marzo 1917, a bordo c'erano quattordici persone

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 2 Ago. 2018 alle 16:25 Aggiornato il 2 Ago. 2018 alle 16:26

Il relitto del sommergibile Guglielmotti è stato ritrovato dopo oltre un secolo. La scoperta è avvenuta durante un’esercitazione dei cacciamine della Marina militare, presso l’isola di Capraia, a quattrocento metri di profondità.

Il sommergibile affondò durante la Prima Guerra Mondiale, nel marzo del 1917. A bordo c’erano quattordici membri dell’equipaggio.

A ritrovare il relitto è stata la nave Gaeta ad una profondità di oltre quattrocento metri. I resti del sommergibile si trovano in una posizione correlabile con quella nota del suo affondamento avvenuto intorno alle 21.50 del 10 marzo del 1917 da parte dallo ‘sloop’ inglese HMS Cyclamen, che lo aveva scambiato per un battello tedesco.

A convalidare la scoperta è stata la successiva investigazione da parte di nave Rimini che attraverso il veicolo “multipluto” ha permesso di scattare le prime immagini del sommergibile mostrando in modo chiaro l’identità del relitto.

Corrispondono i dettagli costruttivi del battello, che appare adagiato sul fianco mostrando in modo evidente il cannone di prora. Attraverso le immagini è stato confermato anche lo svernamento del sommergibile avvenuto da parte dell’unità inglese.

Il cacciamine Gaeta aveva già localizzato il relitto di un sommergibile inglese affondato da due corvette italiane durante la seconda Guerra Mondiale, l’HMS Saracen, già identificato durante una spedizione subacquea condotta da soggetti privati nel 2015.

Lo Stato maggiore della Marina ha sottolineato che “il ritrovamento del sommergibile Guglielmotti conferma l’efficacia operativa dei nuovi veicoli subacquei in dotazione alla Marina militare capaci di operare a quote profonde e che potranno essere adoperati anche sui nuovi cacciamine che dovranno sostituire le ormai datate unità della classe Lerici/Gaeta”.

“L’attività condotta dimostra come le capacità militari possono essere messe a disposizione della ricerca subacquea, anche per fini di ricostruzione storica, nell’ambito delle funzioni duali e complementari della Forza armata”, ha aggiunto lo Stato Maggiore.

Una nuova tecnica di investigazione, questa, che “apre un nuovo capitolo sulle indagini a quote profonde ed amplia gli scenari (militari e non) nei quali, i cacciamine della Marina militare, possono operare in futuro inquadrandosi in un più ampio programma di esplorazione e ricerca dei nuovi fondali marini”.

“La scoperta ha infine ridato voce al coraggio e alla dignità di quegli uomini che oltre cento anni fa servirono il Paese fino all’estremo sacrificio”, ha concluso la Marina.

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