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Cosa è successo il 30 maggio nel mondo

Un riassunto semplice e chiaro di quello che è successo oggi nel mondo

Di TPI
Pubblicato il 30 Mag. 2016 alle 16:07

Iraq: l’esercito iracheno ha lanciato l’assalto finale per riconquistare Falluja, una delle roccaforti dell’Isis in Iraq dal 2014. Le forze irachene sono entrate da tre diversi punti a Falluja, dopo una settimana di scontri nelle periferie con i miliziani del sedicente Stato islamico in seguito all’offensiva militare avviata dal governo di Baghdad. “Abbiamo iniziato all’alba le nostre operazioni per entrare a Falluja”, ha annunciato Sabah al-Norman, un portavoce dell’unità d’élite dell’antiterrorismo, schierata da ieri nella città per poter aprire la strada ai militari. Le forze irachene stanno entrando a Falluja sotto la copertura della coalizione internazionale e con il sostegno di blindati e artiglieria pesante. I miliziani del gruppo estremista oppongono resistenza con autobombe e attacchi suicidi. 

– Russia: il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il 16 giugno si recherà in Russia in occasione di un forum economico a San Pietroburgo, il St. Petersburg International Economic Forum, e incontrerà il presidente Vladimir Putin. L’annuncio arriva in pieno dibattito all’interno dell’Unione europea sul rinnovo o meno delle sanzioni economiche imposte alla Russia dopo la sua annessione della Crimea e il supporto ai ribelli ucraini. Mentre diversi leader europei, tra cui la cancelliera tedesca Angela Merkel, hanno già visitato la Russia dopo l’annessione della Crimea nel 2014, Juncker sarà il primo leader di un’istituzione europea a recarsi nel paese. 

– Ciad: l’ex dittatore del Ciad, Hissène Habré, è stato condannato per crimini contro l’umanità. Il processo contro Habré, che si è tenuto a Dakar, in Senegal, è stato visto come una sorta di banco di prova per la giustizia in Africa. I giudici lo hanno condannato all’ergastolo per stupro, schiavitù sessuale e commissione di omicidi. È la prima volta che un tribunale di un paese dell’Unione africana condanna un ex leader per violazioni di diritti umani. L’ex presidente ha negato l’accusa di essere stato il mandante di 40mila omicidi durante il suo governo, dal 1982 al 1990 e ha definito il processo una farsa, rifiutandosi spesso di comparire alle udienze. I suoi critici lo hanno spesso definito il “Pinochet africano” a causa delle atrocità che sarebbero state commesse durante il suo governo. Habré era stato arrestato in Senegal, dove fu esiliato, nel 2013. 

– Australia: lo sbiancamento dei coralli ha causato la distruzione di circa il 35 per cento della Grande barriera corallina australiana. L’allarme è stato lanciato dagli scienziati del Centro di eccellenza per gli studi sulla barriera corallina del Consiglio di ricerca australiano. Nel lungo periodo, il cambiamento climatico potrebbe causare la distruzione di tutto il patrimonio corallino australiano. Lo sbiancamento è un fenomeno causato dall’aumento della temperatura delle acque. Le alte temperature costringono il corallo a espellere l’alga fotosintetizzante che gli dona il classico colore acceso, ma anche le sostanze nutrienti e l’ossigeno necessari per sopravvivere. Il corallo così si calcifica e muore. 

– Zimbabwe: Il governo dello Zimbabwe presieduto da Robert Mugabe ha concesso la grazia a duemila detenuti. Alla base di questa decisione c’è la volontà di fronteggiare il problema del sovraffollamento delle carceri che affligge il paese e l’intento di promuovere migliori condizioni di vita. Lo ha reso noto giovedì 26 maggio il quotidiano nazionale Herald. Ma come ha precisato l’agenzia di stampa Reuters, la decisione è stata presa anche per far fronte alla scarsità di cibo dovuta alla mancanza di finanziamenti da parte del governo. Il provvedimento deciso da Mugabe riguarderà almeno duemila detenuti, compresi “tutti i minori indipendentemente dalla gravità dei loro crimini e tutte le detenute donne, fatta eccezione per coloro rinchiusi nel braccio della morte o condannati all’ergastolo”. 

– Italia: all’alba di oggi è scattato lo sgombero dei migranti che il giorno prima si erano accampati in una tendopoli montata sulla spiaggia alla foce del fiume Roja, a Ventimiglia. L’ordinanza di sgombero è stata emessa ieri dal sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano per motivi di sicurezza e igiene pubblica dopo che circa duecento persone da tre settimane rifiutavano di farsi identificare. In un primo intervento le forze dell’ordine hanno perquisito i migranti e li hanno caricati su un bus per portarli in questura dove saranno identificati, poi si sono spostati verso la stazione per cercare altri migranti che nel corso della notte si erano sparpagliati in varie zone della città. 

– Cina: Pechino ha dichiarato che non accetterà le sentenze del Tribunale internazionale del diritto del mare dell’Onu sulle isole contese da Pechino e altri paesi dell’Asia sudorientale nel Mar Cinese Meridionale. In particolare, la Cina si aspetta che il tribunale dia ragione alle Filippine nella disputa sugli Scarborough Shoal, alcuni scogli contesi fra i due paesi asiatici a circa 200 chilometri dall’isola filippina di Luzon. Il governo cinese reclama l’80 per cento delle acque del Mar Cinese Meridionale e, in questi ultimi anni, ha costruito varie isole artificiali con porti e piste aeree, rivendicando la piena sovranità delle cosiddette “acque storiche”. L’area è ritenuta di fondamentale importanza strategica ed economica da tutte la parti in causa. Ben 5 bilioni di dollari in commercio passano per le sue rotte marittime. 

– Iran: Teheran e Riad non hanno trovato un accordo sulla partecipazione dei cittadini iraniani all’hajj, il pellegrinaggio annuale dei fedeli musulmani a La Mecca. L’anno scorso, circa 2.300 persone sono morte per la calca dovuta all’enorme afflusso di pellegrini in città. 464 vittime erano iraniane. L’hajj è uno dei cinque pilastri dell’Islam e, secondo i precetti, ogni buon musulmano deve recarsi a La Mecca almeno una volta nella vita. La delegazione iraniana incaricata dei negoziati ha lasciato la capitale saudita Riad, dichiarando che l’Arabia Saudita non avrebbe predisposto sufficienti misure di sicurezza per i suoi cittadini. L’Organizzazione iraniana dell’hajj ha rilasciato un comunicato che accusa le autorità saudite: “a causa del sabotaggio in corso da parte del governo saudita, ai pellegrini iraniani è stato negato il privilegio di prendere parte all’hajj di quest’anno e le responsabilità sono delle autorità locali”. 

– Siria: il capo dell’Alto comitato per i negoziati, Hnc, che racchiude numerosi gruppi dell”opposizione siriana, ha lasciato il suo incarico in seguito al fallimento dei colloqui di pace di Ginevra. Mohammed Alloush, del gruppo Jaish al Islam, ha detto di aver preso questa decisione dal momento che i negoziati non erano riusciti a portare a un accordo politico, né a migliorare le condizioni dei siriani nelle zone assediate. L’Hnc si era ritirato dai colloqui mediati dalle Nazioni Unite, nel mese di aprile. Non è ancora stata stabilita una data per la ripresa dei negoziati. “I tre round di colloqui non hanno avuto successo a causa della testardaggine del regime, dei suoi bombardamenti continui e delle ripetute aggressioni contro il popolo siriano”, ha detto Alloush. 

– Venezuela: undici persone sono state uccise nella provincia di Trujillo nel nordest del paese, da un gruppo di uomini armati di fucile. Tra le vittime c’erano tre adolescenti e un cittadino colombiano. La crisi economica ha fatto impennare il tasso di criminalità nel paese: 82 omicidi ogni 100mila abitanti.

– Ucraina: cinque soldati ucraini sono stati uccisi domenica 29 maggio in due attacchi dei separatisti sostenuti dalla Russia nelle province orientali del paese. Quattro soldati sono stati uccisi in un’imboscata nella città di Avdiyivka, a nord della regione di Donetsk in mano ai separatisti, diventata nelle ultime settimane la prima linea dell’offensiva dei ribelli. Un altro è morto a causa di una mina esplosa mentre stava attraversando una strada a bordo di un blindato. Le violazioni del cessate il fuoco mettono in pericolo gli sforzi per trovare una soluzione alla crisi.

– Turchia: il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha invitato i cittadini di fede musulmana a rifiutare ogni metodo contraccettivo e ad avere più figli. In un discorso trasmesso in diretta TV il premier ha sottolineato che le famiglie musulmane dovrebbero distinguersi da quelle non musulmane che, al contrario, controllano le nascite e ricorrono a una pianificazione familiare. Non è la prima volta che Erdogan affronta il tema della contraccezione.

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