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La storia dei più importanti referendum in Italia

Il 17 aprile 2016 si è tenuto il referendum sulle trivelle. Il quorum non è stato raggiunto. Quali sono stati i referendum più importanti in Italia? Le infografiche

Di Laura Melissari
Pubblicato il 18 Apr. 2016 alle 14:58 Aggiornato il 27 Nov. 2019 alle 16:48

Il 17 aprile i cittadini italiani sono stati chiamati a esprimersi sulla possibilità o meno che, con la scadenza delle concessioni delle società di estrazione, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche nel caso in cui dovesse ancora esserci gas o petrolio.

Il quorum previsto per il referendum abrogativo non è stato raggiunto. Ha votato infatti solo il 32,15 per cento degli aventi diritto. I SÌ sono stati l’86,44 per cento, e i NO il 13,56 per cento.

Ma come funziona lo strumento del referendum?

In Italia i referendum sono regolati dalla Costituzione. Quelli previsti sono il referendum abrogativo, articolo 75 (l’unico che prevede un quorum di validità del 50 per cento più uno degli aventi diritto), quello costituzionale, previsto dall’articolo 138 della Costituzione e quello territoriale, regolato dall’articolo 132. Altri referendum sono poi previsti da fonti sub-costituzionali, ad esempio il referendum consultivo, indetto con legge ad hoc.

Il referendum italiano più importante è stato quello del 1946, il referendum istituzionale, quando l’Italia scelse la repubblica alla monarchia.

Nell’Italia repubblicana si sono tenuti complessivamente 67 referendum abrogativi, due costituzionali, un referendum istituzionale e uno consultivo. 

Ecco nel dettaglio i testi costituzionali che regolano i referendum in Italia: 

ABROGATIVO – Articolo 75 Cost. “È indetto il referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali […] La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”.

COSTITUZIONALE – Articolo 138 Cost. “[…] Le leggi stesse (di revisione costituzionale) sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”.

TERRITORIALE – Articolo 132 Cost. “Si può con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse […]”.

IL NUMERO DEI REFERENDUM CHE HANNO RAGGIUNTO IL QUORUM – Dei 67 abrogativi solo 39 hanno raggiunto il quorum, negli altri 28 casi si è recata alle urne meno della metà degli aventi diritto al voto. Il quorum più alto è stato raggiunto per il referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio, la legge Fortuna-Baslini del 1974, quando sono andati a votare l’87,7 per cento degli elettori.

Di questi il 40,7 per cento era a favore dell’abrogazione, ma il 59,3 si è espresso per il mantenimento della legge sul divorzio. Il quorum più basso è stato quello del referendum del 2011, quando solo il 54,8 per cento degli aventi diritto ha espresso il suo SÌ o il suo NO ai quesiti referendari sulla gestione dell’acqua, sull’energia nucleare e sul legittimo impedimento.

 

QUALI SONO STATI I REFERENDUM ABROGATIVI PIÙ FAMOSI?

Divorzio: il 12 e il 13 maggio 1974 i cittadini italiani sono stati chiamati a esprimersi sul voler mantenere o meno la legge sul divorzio, la legge Fortuna-Baslini in vigore dal 1970. La maggioranza degli elettori, il 59,3 per cento si era espressa per mantenere in vigore la legge, il 40,7 aveva invece votato SÌ, con la volontà di abrogarla. Nei mesi precedenti al referendum la battaglia fu accesissima su entrambi i fronti, guidata dai partiti laici e liberali da un lato e dalla Democrazia Cristiana e il mondo cattolico dall’altro. 

Finanziamento pubblico ai partiti: è stato un referendum che si è tenuto l’11 e il 12 giugno 1978, insieme ad altri quesiti referendari. L’81,2 per cento degli aventi diritto si è recato alle urne e il 56,4 per cento di loro ha votato contro l’abolizione del finanziamento, contro il 43,6 per cento dei favorevoli.

Aborto: nel maggio del 1981 due differenti quesiti referendari sull’aborto, il primo presentato dai radicali per rendere più semplice l’accesso all’aborto e il secondo presentato dal Movimento per la vita per aggiungere delle limitazioni alla normativa vigente. In entrambi i casi hanno vinto i NO (rispettivamente con l’88,4 per cento e il 68 per cento dei voti), di fatto lasciando le cose come stavano.

Riduzione delle preferenze alla camera dei deputati: si tratta del famoso referendum Segni del 1991 in cui il 95,6 per cento dei votanti si è espresso a favore della riduzione, e solo il 4,4 per cento ha votato No. Il quorum in quel caso fu superato con il 62,5 degli elettori che andarono alle urne.

Finanziamento pubblico ai partiti: a quindici anni dal primo referendum sull’argomento, nel 1993 i cittadini furono chiamati nuovamente a esprimersi sul finanziamento pubblico ai partiti. Il quesito, presentato insieme ad altri sette, fu presentato dal partito Radicale. In questo caso però, il 90,3 per cento degli elettori votarono SÌ, contro il 9,7 dei NO.

Privatizzazione Rai: l’11 giugno del 1995 i cittadini italiani si espressero a favore dell’abrogazione della legge che definisce pubblica la Rai, proposta dai Radicali. Il 54,9 per cento votò a favore mentre il 45,1 si espresse contro.

Acqua pubblica e nucleare: il 12 e 13 giugno del 2011 gli elettori furono chiamati a dire la loro sulla gestione dell’acqua pubblica, sull’energia nucleare e sul legittimo impedimento per le alte cariche dello stato. In quel caso, il quorum fu raggiunto (54,8 per cento degli aventi diritto) e tutti i quesiti referendari vennero approvati con oltre il 90 per cento dei voti a favore.

QUALI ALTRI REFERENDUM?

1946: referendum istituzionale. I cittadini furono chiamati a scegliere la forma di stato. Il 45,7 di loro si espresse a favore della Monarchia, il 54,3 per cento a favore della Repubblica.

1989: Referendum sul conferimento del mandato costituente al Parlamento europeo. L’80,7 per cento si espresse a favore , il 12 per cento contro. Il testo del quesito chiedeva: “Ritenete voi che si debba procedere alla trasformazione delle Comunità europee in una effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile di fronte al Parlamento, affidando allo stesso Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri della Comunità?”

2001 e 2006: furono entrambi referendum costituzionali. Il primo sulla modifica del Titolo V della Costituzione, il secondo sulla legge di modifica alla parte seconda della Costituzione. Nel 2001 i SÌ furono più dei NO e quindi la legge costituzionale fu promulgata, nel 2006 si verificò lo scenario opposto e la legge di riforma venne respinta.

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