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Di Maio e il “navigator” per il reddito di cittadinanza: ma a cercare lavoro per i disoccupati sono i precari

Di Daniele Nalbone
Pubblicato il 15 Dic. 2018 alle 09:47 Aggiornato il 15 Dic. 2018 alle 09:47

Hanno interrotto un convegno sulle politiche attive del lavoro al Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) e, davanti al presidente Tiziano Treu e a diversi assessori regionali al Lavoro, hanno letto una lettera.

Non si arresta la protesta dei lavoratori precari, tra collaboratori e tempi determinati in scadenza, di Anpal Servizi Spa, struttura in house del Ministero del Lavoro.

Un “blitz” che chiude una settimana di mobilitazioni in tutto il Paese, dai centri per l’impiego alle scuole, per denunciare il mancato processo di stabilizzazione “dovuto all’irresponsabilità di un’azienda pubblica che rischia di disperdere le competenze strategiche che possiede”.

Al centro dell’incontro “Servizi pubblici e politiche attive del lavoro”. Ma inevitabilmente lo sguardo dei consiglieri del Cnel e degli assessori al Lavoro è ormai volto al reddito di cittadinanza che verrà.

Ed è qui che è scattato il corto circuito che da anni si vive tanto all’interno del Ministero del Lavoro che nei centri per l’impiego.

Mentre, in tv e sui giornali, il ministro Di Maio continua nei proclami e si lancia in annunci che al momento non hanno basi concrete – l’ultimo quello del “navigator” – nei centri per l’impiego la situazione è di puro caos. E non solo per l’ansia di un futuro incerto, di chi non sa cosa ne sarà del proprio posto di lavoro.

Il navigator, ha spiegato Di Maio, sarà la nuova figura che si occuperà di seguire il percorso di reinserimento lavorativo dei disoccupati che avranno diritto al reddito di cittadinanza. Dalle sue parole emerge che saranno pagati quasi “a cottimo”: più disoccupati faranno assumere, più guadagneranno.

Ma nei centri per l’impiego, e nel caso dell’Anpal addirittura all’interno del suo Ministero, di “esperti” del tema ce ne sono centinaia. Peccato, però, che molti di loro non abbiano – da anni – uno straccio di contratto stabile.

Eppure si occupano proprio delle questioni tanto pubblicizzate da Di Maio: realizzazione delle politiche attive del lavoro; rafforzamento dei servizi per l’impiego; ricollocazione dei disoccupati percettori di trattamenti di sostegno al reddito.

Ascoltando Di Maio, però, “il rafforzamento dei servizi pubblici per il lavoro e le politiche attive sono negli ultimi mesi al centro dell’agenda politica e istituzionale” spiegano gli operatori che si sono riuniti nel Coordinamento nazionale precari Anpal Servizi.

Ma nel dibattito di questi mesi non c’è mai stato spazio per i 654 precari di Anpal Servizi (su un totale di 1.103 dipendenti) che, denunciano, hanno “tipologie contrattuali diverse, che non abbiamo mai potuto scegliere”; 134 sono con contratto a tempo determinato; 520 con contratto di collaborazione.

“Alcuni di noi hanno una storia lavorativa ventennale e ognuno di noi è stato valutato attraverso cicliche vacancies ad evidenza pubblica”. Addirittura chi è presente in azienda da più anni ha partecipato anche a una decina di selezioni.

“La gran parte di noi ha avuto molteplici contratti di collaborazione o a tempo determinato, sperimentando periodi di disoccupazione, in modo alternato, intermittente ed incoerente”.

La loro precarietà – spiegano – altro non è che “l’altra faccia della precarietà dei diritti, della loro inesigibilità e persino del cattivo funzionamento di alcune istituzioni pubbliche”.

Per Anpal Servizi il governo che punta al diritto di cittadinanza e a riformare le politiche attive del lavoro, in primis i centri per l’impiego, ha stanziato la miseria di 10 milioni di euro, “del tutto insufficienti per le stabilizzazioni dei precari”.

Inoltre il 12 dicembre ha stralciato dal Decreto semplificazioni varato dal Consiglio dei Ministri la norma per il rinnovo della governance delle politiche attive (Anpal e Anpal Servizi). Risultato: “Alla vulnerabilità strutturale dei precari si aggiungono forti elementi di preoccupazione da parte di tutto il personale dipendente di Anpal Servizi”.

Di fatto il governo annuncia da un lato l’introduzione del navigator, nuova figura professionale che si aggirerà tra i corridoi dei centri per l’impiego nel tentativo di piazzare disoccupati nelle aziende e ottenere così dei bonus economici, dall’altro sta gettando le basi per “eliminare” chi, all’interno del ministero del Lavoro, si occupa proprio di assistere le Regioni nel ricollocamento dei disoccupati.

Da qui il paradosso: in caso di introduzione del reddito di cittadinanza e di non stabilizzazione dei lavoratori di Anpal Servizi a incontrare il navigator di domani, dalla prossima primavera, potrebbero essere proprio i “navigator” di oggi. Precari. Semplici collaboratori. O, peggio ancora, disoccupati.

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