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“Stop all’integrazione dei migranti e più repressione contro il dissenso”: un rapporto rivela le conseguenze del Decreto Salvini

ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Quali sono le prime conseguenze dall'attuazione del Decreto Salvini su immigrazione e attivismo politico? TPI ha letto in anteprima il "Rapporto Repressione" della sinistra europea

Di Veronica Di Benedetto Montaccini
Pubblicato il 23 Mar. 2019 alle 21:13 Aggiornato il 26 Mar. 2019 alle 11:08

“Repressione”. Sembra essere questa la parola d’ordine della Lega al governo.

Il 2018 è stato caratterizzato da un intensificarsi di fenomeni di aggressione a sfondo razzista. I casi di Macerata, Firenze, Roma, Napoli, Rosarno e Caserta sono solo una piccola parte degli abusi perpetrati negli ultimi mesi. Nei casi di Macerata, Firenze e Rosarno le aggressioni hanno condotto all’uccisione delle vittime, solo per il loro colore della pelle.

Secondo il “Rapporto repressione: le conseguenze del Decreto Sicurezza”, redatto dal GUE (gruppo sinistra Europea), che TPI ha potuto leggere in anteprima “le dichiarazioni del Ministro Salvini e la propaganda esercitata a mezzo stampa legittimano gli aggressori che se un tempo nascondevano le proprie nefandezze, oggi se ne fanno vanto. I killer oggi vengono considerati eroi”.

Eleonora Forenza, capogruppo GUE e autrice della prefazione del rapporto ha detto a TPI: “Il Decreto Salvini è come un punto di arrivo dell’evoluzione in senso autoritario delle politiche sulla sicurezza seguite dallo Stato italiano in questi anni. Le conseguenze di tali provvedimenti in termini di gestione della cosa pubblica si possono vedere nel processo di demolizione delle garanzie democratiche e dei diritti individuali”.

> Cosa prevede il Decreto Sicurezza

Il provvedimento, che contiene anche misure in tema di immigrazione, è diventato legge il 28 novembre 2018 e viene anche chiamato “Decreto Salvini”. Ma che cosa è cambiato in Italia dalla sua attuazione?

Come si legge nel Rapporto Repressione, “è l’intero sistema di accoglienza ad essere stato stravolto”.

Da integrazione a emergenza. Molti gli articoli del Decreto Sicurezza ritenuti “incostituzionali” dagli autori del Rapporto Repressione.

Adesso nel sistema SPRAR (acronimo di sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) non possono entrare i titolari di permesso umanitario, equivalenti ad oltre l’80 per cento degli ospiti dell’accoglienza. Gli SPRAR sarà accessibile solo per i possessori di protezione sussidiaria e dello status e per i minori stranieri non accompagnati. Già ora una grossa percentuale di persone con permesso.

> Amnesty International contro l’Italia: “Gestione repressiva dei migranti e attacco ai diritti umani”

I centri di accoglienza emergenziali, che onlus come LasciateCIEntrare monitorano, sono adesso “giustificati” nella carenza di servizi, visto l’abbassamento della quota pro-capite, che è passata da 35 euro al giorno a 25 o addirittura 19 euro, trasformandosi ora, “a norma di legge”.

In alcuni casi l’accoglienza non è adeguata alle condizioni dei richiedenti asilo, come per il signor Kharbouch Said, la cui storia viene raccontata nel rapporto: gravemente malato ma, nonostante la sua vulnerabilità medica, si trova al momento in un CPR.

Particolarmente seria è la situazione riguardante i minori stranieri non accompagnati che dopo essere stati ospiti di centri per minori, raggiungono la maggiore età. “Già in molti casi viene documentato trasferimento in centri Cas o nei maxi cara, senza alcun rispetto nemmeno della Legge Zampa, che prevede l’estensione della tutela fino ai 21 anni e lo sforzo di inserimento negli sprar idonei il più vicino possibile al luogo in cui il minore è vissuto in precedenza”, dice il Rapporto Repressione.

Poi, ci sono problemi anche negli uffici dell’anagrafe, che negano l’accesso all’iscrizione ed “in alcuni casi, come in Lucania, è stato negato persino a possessori di protezione sussidiaria per interpretazioni errate delle disposizioni del decreto”.

Secondo il GUE, “in sostanza, il dispositivo di controllo e repressione da parte dello Stato è diventato più grande e potente. Con lo smantellamento progressivo del “welfare state” abbiamo assistito ad un intervento sempre più massiccio dello Stato nella gestione della sicurezza pubblica”.

I manifestanti sono i nuovi nemici. Le conseguenze del Decreto Salvini non riguardano solo l’immigrazione. Dal 2011 al 2017 si contano 15.572 attivisti denunciati, 852 arrestati, 385 sono stati i fogli di via notificati e 221 le sorveglianze speciali.

> “Meglio puttana che salviniana”. E Salvini mette alla gogna sui social la studentessa che lo contesta

“Zone rosse, limitazione degli spostamenti, cariche e procedimenti penali a danno degli attivisti, con utilizzo delle norme della legislazione fascista e delle misure di emergenza varate nella stagione degli anni di piombo. Sono problemi che ci mettono di fronte alla più profonda cecità della politica di fronte alle istanze poste dai movimenti che rivendicano democrazia, welfare, dignità”, si legge nel capitolo del rapporto che parla del diritto di espressione.

I dati del Ministero dell’Interno 2017 parlano di -11,1 per cento di rapine, -15,1 per cento di furti in abitazione, -15,1 per cento di furti ‘semplici’ e ricettazioni, – 20,8 per cento di frodi informatiche. Anche il tasso di omicidi scende del 21 per cento, solo 196 gli omicidi commessi nel 2016, un numero irrilevante rispetto agli 870 registrati nel 2013 .

Da un decennio Italia vi è quindi un netto calo del numero dei reati, nonostante sia stata incentivata l’attitudine denunciatoria dei “cittadini zelanti”e l’aumento della ricettività delle denunce da parte delle polizie. Allo stesso tempo c’è stato un aumento spaventoso delle persone denunciate, arrestate e dei detenuti.

Questo significa più carceri, sicurezza della pena, abolizione di gradi di giudizio e della prescrizione. Questo ha cancellato una realtà già quasi trasparente, ovvero quella delle persone detenute e dei loro familiari.

Altro reato con cui attivisti e movimenti hanno dovuto fare i conti in questi ultimi mesi è quello di “Devastazione e saccheggio”. Si tratta di un reato contro l’ordine pubblico introdotto in Italia sotto il regime fascista col famigerato Codice Rocco del 1930 (codice tuttora vigente in moltissime sue parti). Un reato espressamente pensato per reprimere sommosse e moti di piazza.

“Il Decreto Salvini? È il trionfo del crime deal: ovvero l’esasperazione di paure e insicurezze”, spiegano gli autori del rapporto a TPI.

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