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La casa va a fuoco, ragazzo down decide di morire abbracciato alla madre invece di salvarsi

Angelo Volpi, 42 anni, insieme a Papa Francesco.

L'incendio è divampato nel garage dell'abitazione dove vivevano madre e figlio. Il 42enne ha cercato

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 14 Set. 2018 alle 10:20 Aggiornato il 14 Set. 2018 alle 10:25

Angelo, affetto dalla sindrome di down, è morto abbracciato alla madre, mentre le fiamme inghiottivano la loro casa. È successo a Conselve, in provincia di Padova, nella notte tra l’11 e il 12 settembre.

Angelo Volpi aveva 42 anni e, appena si è accorto che un incendio era divampato al piano inferiore dell’abitazione in cui viveva con la madre, si è affacciato alla finestra, ha urlato e chiesto aiuto. Poi ha cercato di sollevare la madre 89enne dal letto, per trascinarla fuori, lontano da quell’incubo.

Quando però si è reso conto che la madre non avrebbe fatto in tempo a raggiungere l’esterno dell’abitazione, Angelo ha deciso di restare lì. Ha abbracciato forte la madre con cui aveva trascorso tutta la sua vita e non l’ha lasciata, finché entrambi non hanno perso i sensi.

Quando i soccorritori sono giunti sul posto, hanno domato l’incendio e spento le fiamme. Hanno raggiunto il piano superiore della casa e si sono trovati davanti a quella scena drammatica e straziante.

Per la donna, Rosa Lamberti, non c’era più nulla da fare. I soccorritori non hanno potuto far altro che constatare la sua morte. Angelo invece è stato ritrovato privo di sensi, ma respirava ancora. In ospedale, i medici hanno fatto di tutto per rianimare il 42enne, ma non c’è stato nulla da fare.

L’incendio era scoppiato in garage, probabilmente a causa di alcuni sacchi di pelle usati per il riscaldamento di casa. I soccorsi e i vigili del fuoco sono arrivati immediatamente ma purtroppo non sono riusciti a salvare né il figlio né la madre.

Angelo era molto conosciuto a Conselve, amato da tutti. Il luogotenente Giuseppe Ferracane, che conosceva Volpi, ha raccontato a Il Corriere della Sera di aver “tentato in tutte le maniere di aiutare i pompieri a estrarli vivi, Angelo era uno della comunità e ognuno di noi gli voleva un gran bene”.

Il fratello di Angelo, Nicola, ha raccontato: “Angelo poteva salvarsi, ha chiesto aiuto, poi è tornato dalla madre per starle accanto. Sono andato a casa mia verso le 21, alle 2.30 sono tornato qui, ma ormai era tardi”.

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