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Questione d’età

Negli ultimi mesi si è fatta avanti una nuova classe politica, che potrebbe contribuire a rinnovare veramente l'Italia

Di Anna Ditta
Pubblicato il 11 Dic. 2013 alle 09:44

Secondo il nuovo editoriale del Financial Times, per comprendere la politica italiana nell’ultimo anno bisogna guardare a qualche cifra, e in particolare all’età anagrafica.

A febbraio il sessantunenne Pierluigi Bersani sfidava il settantaseienne Silvio Berlusconi alle elezioni e, subito dopo, entrambi indicavano l’ottantasettenne Giorgio Napolitano come presidente della Repubblica. Qualche mese dopo, Enrico Letta è diventato il terzo premier più giovane nella storia del dopoguerra in Italia. Il quarantatreenne Angelino Alfano ha abbandonato Berlusconi e adesso guida un nuovo gruppo di destra al governo e questa settimana, Matteo Renzi, 38 anni, è diventato il leader della sinistra dopo una vittoria schiacciante alle primarie del partito democratico.

“Il rinnovamento è essenziale per la vitalità di ogni ordinamento democratico”, sostiene il Financial Times, “e il ricambio generazionale dovrebbe rendere più facile la riorganizzazione della politica economica in Italia, che è fortemente orientata asimmetricamente contro il giovane.”

Per il New York Times, ciò è doppiamente vero dal momento che in Italia la politica è normalmente definita da cosa non succede. “Il Parlamento italiano”, scrive Jim Yardley, “è rimasto a un punto morto sui principali cambiamenti per anni, incapace di mettere in atto le riforme per rivedere il sistema politico o tentare di aprire l’economia, che è a stento cresciuta in due decenni”. Secondo il quotidiano, è per questa ragione che l’elezione di Matteo Renzi ha scosso l’intero sistema. E se a livello internazionale Berlusconi era il fulcro delle preoccupazioni sull’Italia, ora la sua caduta e l’ascesa di leader come Letta, Alfano e soprattutto Renzi mostra al mondo che la nuova generazione stia finalmente acquistando un ruolo dominante in Italia.

Nel suo articolo pubblicato sul Financial Times, Bill Emmott spiega che, come Tony Blair, Renzi ha conquistato la guida del suo partito perché incarna quattro parole: “novità, gioventù, cambiamento e speranza”. Ciononostante, Emmott aggiunge che “sarebbe prematuro incoronarlo come nuovo salvatore d’Italia”, dal momento che “la sua esperienza è pari a soli nove anni al vertice della politica fiorentina, quattro di loro come sindaco”. Quando Blair è diventato leader laburista nel 1994, anche lui era inesperto, ma almeno era già stato a contatto con la politica nazionale. “Renzi è stato finora testato solo sui media nazionali”, scrive Emmott, “Ha ancora molto da dimostrare”.

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