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43 lampioni, uno per ogni vittima: ecco come sarà il nuovo ponte di Genova di Renzo Piano

L'architetto e senatore a vita ha presentato un'idea per ricostruire il viadotto Polcevera e l'ha consegnata al commissario per l'emergenza e governatore ligure Giovanni Toti

Di Marta Facchini
Pubblicato il 29 Ago. 2018 alle 19:29 Aggiornato il 19 Dic. 2018 alle 08:08

Quarantatré pali dell’illuminazione, tante quante sono le vittime del crollo del vecchio Morandi. Una linea semplice e pulita, priva di “strallatura”, cioè di strutture che sovrastano la carreggiata, con il peso sostenuto interamente dai piloni.

Stando alle anticipazioni del Secolo XIX, sarebbe questa l’idea del nuovo ponte Morandi, realizzata dall’architetto Renzo Piano e consegnata al commissario per l’emergenza e governatore ligure Giovanni Toti.

“Siamo lieti di aver raccolto la disponibilità di Renzo Piano e gli abbiamo chiesto di mettersi in contatto con le imprese che stanno lavorando al progetto di ricostruzione”, ha spiegato Toti.

“Noi vogliamo un ponte sicuro, solido e bello. Deve essere realizzato il più velocemente possibile e deve essere il simbolo di una rinascita. Qualunque contributo che vada in questo senso è ben accetto”, ha aggiunto il governatore.

Secondo quanto pensato dall’archistar e senatore a vita, le illuminazioni sono l’elemento “memoriale”: renderebbero omaggio alle 43 persone che hanno perso la vita il 14 agosto scorso e sarebbero visibili in tutta la vallata.

Il progetto di Piano è diverso rispetto a quello parzialmente annunciato da Autostrade per l’Italia, che al momento è la società designata per demolire e ricostruire il ponte: un viadotto in acciaio con una struttura strallata.

Ulteriori dettagli si conosceranno entro il 31 agosto.

Per Genova “serve un progetto di rinascita, di riscatto per tutta l’area colpita. Non c’è solo un ponte da ricostruire, ma un pezzo di città in trasformazione da ridisegnare”, ha detto Piano intervistato da Repubblica.

“Questo è il classico caso in cui serve un concorso aperto a tutti: architetti, paesaggisti, ingegneri. Quello del ponte è un tema che tocca tutti e tutte le corde: da quella tecnologica a quella poetica. Ho fatto qualche schizzo, ma è soltanto l’inizio”.

“La parte di città colpita dal crollo è fatta di aree industriali e ferroviarie parzialmente dismesse e comunque in trasformazione. Urbanisticamente è molto interessante. Dobbiamo cogliere l’opportunità per riscattare questo pezzo di Genova e quindi tutta la città”, ha concluso l’architetto.

“Le città  fanno questo, crescono costruendo sul costruito. È un grande tema che non è associato soltanto al ponte crollato. Il paradosso è che per questa periferia c’era un progetto finanziato, ma il Parlamento con il Milleproroghe ha rinviato al 2020 i fondi stanziati per il piano nazionale delle periferie”.

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