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Perché lanciamo le monete nelle fontane?

La tradizione di lanciare una monetina nella Fontana di Trevi ed esprimere un desiderio deriverebbe da un'antica usanza nordica di adorazione alle divinità dell'acqua

Di TPI
Pubblicato il 28 Nov. 2016 alle 12:53

“Lancia una monetina ed esprimi un desiderio”. Chiunque sia venuto a Roma saprà sicuramente che lanciare una moneta nella Fontana di Trevi, girati di spalle, è una tradizione che attira turisti da tutto il mondo. Generalmente il gesto viene associato all’espressione di un desiderio. Secondo una credenza popolare, inoltre, chiunque lanci una moneta tornerà a Roma almeno una volta nella vita.

Ma perché siamo legati a questa tradizione, una pratica quasi obbligata per chiunque metta piede nella capitale?

Secondo il Seattle Times, quest’usanza avrebbe migliaia di anni. Nell’antichità, le sorgenti d’acqua erano luoghi di adorazione, venerati come doni divini. Questo spiegherebbe il motivo per il quale sia nella cultura celtica sia in quella nordica esistono miti secondo i quali si rendeva omaggio alle divinità offrendo in dono monete. 

Ne è un esempio la sorgente di Coventina, nel nord-est dell’Inghilterra. Questa fonte era dedicata alla divinità celtica delle acque, Coventina appunto, simbolo di abbondanza e fertilità. Nel sito archeologico, scoperto nel tardo Ottocento, furono trovate più di 13mila monete, probabilmente lanciate in segno di buon auspicio.

Eppure, un’indagine del 2013 svolta dalla Rivista italiana di numismatica e scienze affini rivela un’altra possibile genesi. Sarebbe stato un architetto tedesco, di nome Wolfgang Helbig, a ideare questo gesto nell’Ottocento per alleviare la tristezza della partenza ai membri della piccola comunità di studiosi tedeschi che passavano da Roma e si fermavano per un periodo. Con questa trovata, nell’immaginario di Helbig, sarebbero sicuramente tornati a visitare la città eterna. In origine la moneta doveva essere fuori corso, oggi con l’euro quest’usanza è andata perduta. 

Un gesto, quello dell’architetto tedesco, che richiamava sicuramente l’usanza celtica e che oggi è diventato un vero e proprio patrimonio culturale comune. 

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