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Quando Papa Francesco elogiava il sindaco di Riace Mimmo Lucano e il suo modello

Credit: AFP / MARIO LAPORTA /

Nel 2016 Bergoglio aveva apprezzato l'esperimento di accoglienza diffusa pensato e realizzato nel comune calabrese. "Le porte della mia casa saranno sempre aperte per questa nuova rete", aveva scritto il pontefice riferendosi a Mimì Capatosta

Di Marta Facchini
Pubblicato il 9 Ott. 2018 alle 12:30 Aggiornato il 9 Ott. 2018 alle 12:48

A papa Francesco, il modello Riace piace. E piace da tempo: Bergoglio aveva invitato Domenico Lucano a partecipare a un summit europeo in Vaticano per parlare del sistema d’accoglienza messo in atto nel comune calabrese.

Era il 2016 e quell’appuntamento si era concluso con il progetto di creare una rete mondiale di sindaci, sostenuti dalla Santa Sede, impegnati nella costruzione di un modello diverso di accoglienza.

E a Mimì Capatosta, ora agli arresti domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, Francesco aveva indirizzato una lettera in cui ribadiva il sostegno al suo progetto. “Le porte della mia casa saranno sempre aperte per lei e per questa nuova rete”, scriveva il pontefice.

Il Vaticano aveva apprezzato il modello basato sull’accoglienza diffusa, che aveva permesso a un paese abbandonato di rinascere e di riprendere attività economiche che altrimenti avrebbero chiuso i battenti. Anche attraverso una diversa gestione dei finanziamenti previsti per l’accoglienza: i 30 euro ministeriali, stanziati in tutta Italia per ogni rifugiato, usati per ristrutturare le vecchie case del borgo e avviare nuove attività che i migranti hanno continuato a portare avanti.

Per Bergoglio, le posizioni politiche di Lucano, ex militante del movimento studentesco e in gioventù vicino a Democrazia proletaria, non costituivano un problema.

“Mentre chiedo al Signore di non abbandonarla mai soprattutto in questo momento difficile, la accompagno con riconoscenza e affetto. Non si dimentichi di pregare per me o, se non prega, le chiedo che mi pensi e mi mandi una ‘buona onda”, concludeva la missiva, che faceva riferimento ai controlli a sopresa del Viminale su presunte incongruenze contenuta delle carte dei progetti.

Il primo cittadino aveva risposto su Facebook: “Non era previsto che il Papa un giorno scrivesse una lettera a uno come me, seguace di Natale Bianchi, Sasà Albanese, Francesco Cirillo, Peppino Lavorato, Emilio Sirianni, Giuseppe Impastato, solo per fare alcuni nomi che hanno ispirato la mia azione sociale e politica in questa terra di frontiera, contrasti, ombre a volte anche di luci che è la Locride, estrema periferia italiana”.

“Hasta siempre”, aveva concluso.

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