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“Meglio vivere da atei che andare in Chiesa e poi odiare gli altri”: Papa Francesco contro i fedeli ipocriti

Il pontefice, durante la prima udienza generale del 2019, ha criticato tutti quei fedeli con la "doppia morale"

Di Giulia Angeletti
Pubblicato il 2 Gen. 2019 alle 16:00 Aggiornato il 2 Gen. 2019 alle 17:33

PAPA FRANCESCO CRITICA FEDELI IPOCRITI – “È uno scandalo vedere persone che vanno in Chiesa, stanno tutta la giornata lì, vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri, parlando male degli altri”. Queste le altisonanti parole di Papa Francesco, che nella sua prima udienza generale 2019 prende di mira – frontalmente e senza mezzi termini come è nel suo stile – tutti i credenti dalla “doppia morale”.

“Meglio”, piuttosto, “non andare in chiesa, vivere come ateo”, sostiene infatti Bergoglio. “Se tu vai in chiesa – ha poi proseguito il pontefice – vivi come figlio, come fratello. Non dare una contro testimonianza, ma una testimonianza”.

Papa Francesco inoltre è tornato sul tema del “Padre nostro”, al fine di proseguire quel ciclo di catechesi iniziato prima di Natale. Questa volta, in particolare, ha parlato del modo di pregare, rimproverando “i pagani” che “pensano che parlando, parlando, parlando, si prega”; ci sono infatti “tanti cristiani”- sostiene il pontefice di fronte alla grande folla presente nell’Aula Paolo VI – “che credono che pregare sia parlare a Dio come a un pappagallo” quando “pregare si fa dal cuore, da dentro”.

Papa Francesco critica fedeli ipocriti  | “Il Vangelo non lascia quieto, è rivoluzionario”

Papa Francesco, rimanendo sul tema della preghiera e dell’autenticità e coerenza dell’amore per Cristo, fa cenno anche alla “rivoluzione del Vangelo”, il quale “non lascia quieto”.

Riferendosi poi al discorso sulla montagna che Gesù fece ai suoi discepoli seduto su una collina e rivolgendosi ad una “assemblea eterogenea” di “discepoli fedeli”, il Papa spiega che “la Legge non deve essere abolita ma ha bisogno di una nuova interpretazione, che la riconduca al suo senso originario. Se una persona ha il cuore buono, predisposto all’amore, allora comprende che ogni parola di Dio deve essere incarnata fino alle sue ultime conseguenze”.

Questo amore che, come sostiene Bergoglio, “non ha confini” e viene dato al “proprio coniuge, amico e perfino il nemico” fornisce la giusta prospettiva agli uomini: quella di essere “figli del Padre vostro che è nei cieli”. Quindi il discorso della montagna, quello che all’apparenza sembra essere “un discorso morale”, è invece, sottolinea il pontefice, “soprattutto un discorso teologico”.

D’altronde “il cristiano non è uno che si impegna ad essere più buono degli altri” ma piuttosto uno che “sa di essere peccatore come tutti”.

Il papa poi, tornando sui “fedeli ipocriti”, spiega come la preghiera possa essere “senza Dio”: “C’è gente che è capace di tessere preghiere atee, senza Dio: lo fanno per essere ammirati dagli uomini”.

“La preghiera cristiana, invece, – ha continuato a commentare Bergoglio – non ha altro testimone credibile che la propria coscienza, dove si intreccia intensissimo un continuo dialogo con il Padre”.

Il “Padre nostro”, secondo il suo avviso, potrebbe anche essere una preghiera silenziosa: “basta in fondo mettersi sotto lo sguardo di Dio, ricordarsi del suo amore di Padre, e questo è sufficiente per essere esauditi”.

Infine, prima di chiudere l’udienza, salutare i fedeli nelle varie lingue e assistere all’esibizione degli artisti del Circo nazionale di Cuba, papa Francesco ha concluso con queste parole: “Che bello pensare che il nostro Dio non ha bisogno di sacrifici per conquistare il suo favore! Non ha bisogno di niente, il nostro Dio: nella preghiera chiede solo che noi teniamo aperto un canale di comunicazione con Lui per scoprirci sempre suoi figli amatissimi. E Lui ci ama tanto”.

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