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    “Con le acque inquinate state uccidendo i nostri figli”: gli acidi Pfas diventano un caso di emergenza nazionale | VIDEO

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 13 Gen. 2019 alle 20:33 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:49

    Le mamme No Pfas si sono recate a Montecitorio e hanno presentato i gravi problemi di inquinamento delle acque che ci sono in Veneto davanti al ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Il loro video di sensibilizzazione sta facendo il giro del mondo.

    Cosa sono i Pfas – Pfas è l’acronomico di acidi perfluoroacrilici, acidi di origine industriale altamente tossici che hanno contaminato le acque del Veneto. Il dramma, che colpisce ogni giorno 350 mila famiglie, ha portato alla mobilitazione di 30 “mamme no Pfas” le quali si sono appellate a tutti i ministri UE dell’Ambiente.

    Veleni veneti –  Le mamme sono solo alcune tra i rappresentanti di una vasta popolazione veneta che vive in prima persona quotidianamente gli effetti della contaminazione: la produzione dei composti sintetici nel vicentino ha causato la contaminazione di un’area vasta 150kmq. Nel gennaio 2017  la Regione Veneto ha avviato uno screening sulle concentrazioni di tali sostanze nel sangue degli adolescenti. Alcuni genitori, riuniti in comitato, hanno diffuso dati molto allarmanti: i dati riferiti a un quattordicenne erano 40 volte oltre la soglia di sicurezza indicata dalla letteratura scientifica, un sedicenne superava il limite di 20 volte, una coetanea di 15, e così per centinaia di altri casi.
    Sono due anni quindi che le mamme No Pfas combattono questa battaglia contro i veleni del loro territorio.

    Emergenza sanitaria – In una nota, la popolazione locale ha scritto: “C’è bisogno di un coraggioso e doveroso intervento normativo nazionale che regolamenti le sostanze perfluoroalchiliche non aspettando che tali norme, ci vengano imposte dall’Europa. Riteniamo che l’attuale versione della Direttiva sulle Acque per il consumo umano redatta a livello comunitario non garantisca e protegga la salute e l’ambiente: i limiti posti per i composti perfluoroalchilici a catena lunga sono molto più elevati di quelli della Regione Veneto e per i Pfas a catena corta non viene posta soglia alcuna. Questa nuova generazione di Pfas è documentato essere anch’essa pericolosa e bioaccumulabile”.

    Il video sociale – Invitate a Roma dai Deputati 5 Stelle per presentare il loro video “Recast Directive Quality of WATER“ rivolto ai Ministri dell’Ambiente europei, in occasione del loro imminente incontro per discutere la Direttiva Acque per il consumo umano, le mamme del comitato No Pfas hanno poi inviato le immagini ai deputati del consiglio dell’Unione Europea per battersi per i limiti pari a zero per tutte le sostanze perfluoroalchiliche, comunemente dette PFAS.

    La risposta del ministro dell’Ambiente – Il Ministro Sergio Cost ha commentato: “Il dolore delle mamme è comprensibile, per troppi anni sono state inascoltate. Io le ho incontrate a settembre e in tre mesi un gruppo di lavoro costituito ad hoc ha realizzato le linee guida per la definizione di valori limite di emissione per le sostanze chimiche pericolose”.  “Abbiamo chiesto a Ispra – continua Costa – le misure di riparazione del danno ambientale, monetizzandolo, per poterci iscrivere al passivo della Miteni, fallita a novembre scorso”.

     Vuoti nella legge – La mancanza di limiti nazionali crea un buco normativo che mette in grossa difficoltà la Procura della Repubblica. L’adulterazione dell’acqua è già un reato in Italia, quello che manca è la correlazione tra inquinamento e patologia. In futuro altre zone d’Italia in prossimità di cartiere, industrie di zincatura e coloritura di tessuti potrebbero avere l’acqua inquinata da Pfas ed essere impotenti come lo siamo noi ora: senza riferimenti di norma chiari mancano gli strumenti per colpire i responsabili di simili contaminazioni.

    Le promesse – Il Ministero dell’Ambiente ha predisposto l’iter amministrativo rendendo di fatto effettivamente disponibili quei 46 milioni di euro circa per poter procedere a un by pass idrico e fare in modo che finalmente le centinaia di migliaia di famiglie interessate da questo inquinamento possano approvvigionarsi di acqua pulita e salubre.

    Obiettivo limite zero – “I limiti a zero Pfas saranno l’unica scelta possibile per garantire l’innocuitá di queste sostanze” dicono gli ambientalisti.  Se questi limiti non sono posti a livello nazionale non potremmo essere credibili di fronte alle altre nazioni europee nel momento in cui si andrà a votare la Direttiva Acque per consumo umano.

    I rischi per la salute – Gli effetti sulla salute di queste sostanze sono sotto ancora indagine: al momento, sono considerati tra i fattori di rischio per un’ampia serie di patologie. Si ritiene che i PFAS intervengano sul sistema endocrino, compromettendo crescita e fertilità, e che siano sostanze cancerogene. Non si tratta di sostanze dagli effetti immediati: si ritiene invece che la lunga esposizione sia in relazione con l’insorgenza di tumori a reni e testicoli, lo sviluppo di malattie tiroidee, ipertensione gravidica e coliti ulcerose.

    Alcuni studi hanno ipotizzato una relazione tra le patologie fetali e gestazionali e la contaminazione da queste sostanze. I Pfas non riguardano più solo il Veneto.

     

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