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“Mi sono trovato in mezzo a più di dieci persone e non ho capito più nulla”: Niccolò Bettarini parla dopo l’aggressione

Niccolò Bettarini con i genitori Simona Ventura e Stefano Bettarini

Il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini, aggredito all'alba dell'1 luglio all'esterno del locale Old Fashion di Milano, ha raccontato la sua esperienza dopo essere stato dimesso dall'ospedale Niguarda

Di Gianluigi Spinaci
Pubblicato il 6 Lug. 2018 alle 10:13 Aggiornato il 6 Lug. 2018 alle 10:13

Niccolò Bettarini, il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini aggredito all’alba dell’1 luglio all’esterno dell’Old Fashion, noto locale notturno di Milano, ha raccontato la sua esperienza dopo essere stato dimesso dall’ospedale Niguarda in seguito a un’operazione alla mano.

“Mi ha dato alcuni buffetti sulla faccia cercando di provocarmi, io ho provato a respingerlo, ma mi sono trovato in mezzo a più di dieci persone e non ho capito più nulla”, ha raccontato in un’intervista a Tgcom24.

Secondo quanto ha riferito Niccolò Bettarini, quei “buffetti” sarebbero arrivati da Albano Jakej, 23enne di origine albanese, uno dei 4 fermati per il pestaggio, insieme con Davide Caddeo, Alessandro Ferzoco e Andi Arapi.

Tutti loro, accusati di tentato omicidio, dinanzi alle domande del gip Stefania Pepe hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Secondo quanto compare nei verbali dei magistrati, i 4 avrebbero agito insieme “con almeno altre sei persone”, tutt’ora in corso di identificazione.

“Sono caduto a terra e quando Zoe è venuta a soccorrermi le è arrivato un calcio in faccia. Subito dopo sono scappati tutti”, le parle di Bettarini Jr, che quella notte è stato colpito 11 volte con un arma da taglio.

Zoe, la sua ragazza che era con lui durante la brutale aggressione, ha cercato di difenderlo e ha sentito le parole che sono state rivolte a Niccolò prima del pestaggio: “Sei il figlio di Bettarini, ora ti ammazziamo”.

La giovane ha testimoniato che il giovane Bettarini è stato prima preso a calci e pugni e poi, una volta a terra, è stato ferito con un’arma da taglio, che non è ancora stata ritrovata.

Proprio la circostanza secondo cui quest’arma impropria sarebbe stata introdotta all’interno dell’Old Fashion ha fatto apporre alla Questura i sigilli sul locale.

“Sono dispiaciuto per lui, ho saputo solo in carcere che è il figlio di Bettarini, non sono io l’autore di quel gesto e non ho visto chi è stato”, ha detto Alessandro Ferzoco, 24enne, uno dei quattro fermati.

Ferzoco, difeso dal legale Mirko Perlino, è stato interrogato il 4 luglio dal gip Stefania Pepe, così come gli altri tre fermati, tra cui l’altro italiano Davide Caddeo, il quale, secondo l’accusa, avrebbe accoltellato Niccolò Bettarini.

Secondo le ricostruzioni Niccolò si trovava all’uscita della discoteca milanese quando è intervenuto per sedare una lite in cui era coinvolto un suo amico, finendo però per essere ferito lui stesso.

Gli agenti della squadra mobile e dalla volante della questura di Milano hanno interrogato gli amici di Niccolò presenti con lui al momento dell’aggressione.

Alcuni di loro hanno dichiarato che gli aggressori “erano degli animali”.

Il proprietario del locale ha invece dichiarato che nella discoteca non c’erano state risse né altri episodi che lasciassero presagire che sarebbe scoppiata una lite.

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