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Neonato ucciso dal batterio, tutti i medici dell’ospedale sono indagati

Credit: Afp

La Procura di Brescia parla di "atto dovuto" per consentire all'equipe di nominare un consulente per l'autopsia

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 13 Ago. 2018 alle 11:57 Aggiornato il 13 Ago. 2018 alle 11:58

Tutti i medici del reparto di terapia intensiva neonatale degli Spedali Civili di Brescia sono stati iscritti sul registro degli indagati per la morte del neonato ucciso da un batterio killer pochi giorni dopo essere venuto alla luce.

L’ipotesi di accusa nei loro confronti è di omicidio colposo.

Quello della Procura di Brescia è stato definito “un atto dovuto” per permettere all’equipe medica di poter nominare un proprio consulente durante l’autopsia sul corpo del bambino, nato prematuro a fine giugno alla 22esima settimana di gestazione.

Il neonato era morto a causa di un batterio noto come serratia marcescens, che ha provocato al bimbo un’infezione fatale. Il batterio ha colpito anche altri bambini, tra cui il fratello gemello della vittima, che però sono riusciti a sopravvivere.

I carabinieri del Nas, subito dopo il decesso del piccolo, hanno ispezionato il reparto acquisendo tutta la documentazione, nonché facendo accertamenti sul personale che era entrato in contatto col bambino.

Fondamentale sarà capire se il batterio è stato portato dall’esterno o se l’infezione è nata e si è diffusa all’interno dell’ospedale di Brescia.

In tutto i bambini che hanno contratto l’infezione nel reparto sono dieci. Secondo quanto riferito dall’ospedale, sono tutti sotto controllo e in fase di guarigione.

I primi due casi di contagio sono stati registrati il 20 luglio. Dopo che sono emersi altri casi, è stata disposta la chiusura dell’accettazione di nuovi pazienti.

Il neonato che poi è morto aveva manifestato segni clinici di congiuntivite. Essendo nato prematuro, il suo sistema immunitario era particolarmente debole. Mentre gli altri bimbi procedevano verso la guarigione, le sue condizioni sono andate peggiorando. Il neonato ha sviluppato segni clinici da shock settico e, nonostante la terapia antibiotica e le cure intensive, dopo alcuni giorni è morto.

“Sembrava in condizioni stabili poi all’improvviso è peggiorato. Abbiamo intrapreso la terapia ma non ce l’ha fatta” ha spiegato il professor Gaetano Chirico, primario del reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale bresciano, intervistato dal quotidiano La Repubblica.

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