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Trentino, tre turisti morti per legionella: 8 albergatori denunciati per “omicidio”

Di Redazione TPI
Pubblicato il 9 Feb. 2019 alle 12:28 Aggiornato il 9 Feb. 2019 alle 12:31

Otto albergatori di tre strutture alberghiere del Trentino sono state denunciati alla Procura della Repubblica per omicidio colposo dai carabinieri del Nas di Trento a seguito della mancata predisposizione del piano di valutazione del rischio legionellosi, obbligatoria dal 7 maggio 2015 con delibera della Conferenza Stato-Regioni.

I fatti risalgono all’estate scorsa: 19 i casi, tre con esito mortale, riscontrati in diverse strutture sanitarie che riguardavano turisti, in maggioranza anziani, che avevano soggiornato in 14 alberghi della zona dell’altopiano della Paganella in provincia di Trento.

I tre decessi si sono verificati in hotel diversi. In una struttura, dove un turista è deceduto, è emerso il malfunzionamento di una valvola dell’impianto dell’acqua calda, fattore che avrebbe favorito il proliferare del batterio.

Ad essere denunciati con l’accusa di omicidio colposo sono otto titolari di tre strutture alberghiere di Andalo e Molveno, località turistiche trentine sull’altopiano della Paganella.

> Legionella, cos’è il batterio che può portare alla morte

Gli accertamenti dei militari dell’Arma hanno evidenziato una grave sottovalutazione del rischio legionellosi da parte di quasi tutte le strutture interessate facendo emergere una serie di anomalie, tra cui la mancanza di un’adeguata manutenzione degli impianti termo-sanitari e la non corretta gestione delle temperature nella rete di distribuzione interna e serbatoi di accumulo dell’acqua calda sanitaria, di molto inferiore a quanto raccomandato dalle relative Linee guida.

I prelievi eseguiti nel corso dell’estate del 2018 hanno evidenziato la contaminazione della rete idrica dal batterio della legionella in quasi tutte le strutture e in alcuni casi in misura particolarmente elevata.

In particolare, in una delle strutture dove ha soggiornato un turista deceduto, e stato constatato il malfunzionamento di una valvola dell’impianto dell’acqua calda, circostanza che ha favorito il proliferare del batterio. Non si è invece avuto riscontro di contaminazioni della rete idrica comunale.

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