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Primarie Pd, Minniti ritira la candidatura: “Lo faccio solo per il Partito”

L'ex ministro Minniti
Di Laura Melissari
Pubblicato il 6 Dic. 2018 alle 07:10 Aggiornato il 6 Dic. 2018 alle 07:20

Marco Minniti, candidato alle primarie del Partito Democratico, scavalcato nei sondaggi da Zingaretti, ha deciso di ritirare la sua candidatura per la segreteria del Partito democratico.

“Quando ho dato la mia disponibilità alla candidatura, la mia scelta posava su due obiettivi: unire il più possibile il nostro partito e rafforzarlo per costruire un’alternativa al governo nazionalpopulista”, ha spiegato l’ex ministro in un’intervista a Repubblica del 6 dicembre 2018.

“Si è semplicemente appalesato il rischio che nessuno dei candidati raggiunga il 51 per cento. E allora arrivare così al congresso dopo uno anno dalla sconfitta del 4 marzo, dopo alcune probabili elezioni regionali e poco prima delle Europee, sarebbe un disastro”, ha affermato Minniti.

“Lo faccio solo per il Pd. So che c’è il rischio di deludere chi ha deciso di concedermi un affidamento. Ma ci sono momenti in cui bisogna assumersi delle responsabilità personali. Per troppo tempo il partito si è adagiato su uno specchio deformato in cui ci si chiedeva ‘che faccio io?’ Un eccesso di personalizzazione. Ma il destino di un partito non può essere legato alle singole persone”.

Le indiscrezioni sul ritiro – Marco Minniti sarebbe stato deluso da quello che tutti vedevano come il suo grande sponsor: Matteo Renzi. Ma l’ex segretario e premier non ha mai sostenuto pubblicamente la sua candidatura e, anzi, ha addirittura preso le distanze dalla “competizione”.

Chi sarebbe il nome portato avanti dai “renziani” del partito democratico? Agi parla di Teresa Bellanova, Ettore Rosato, o forse Lorenzo Guerini.

Secondo quanto riferisce l’Agi, per non ritirare la candidatura Minniti aveva chiesto che il progetto di Renzi non si strutturasse politicamente prima del congresso e delle elezioni europee. Minniti voleva garanzie direttamente dall’ex segretario dem, e chiedeva un suo diretto coinvolgimento nella campagna per le primarie.

Renzi ha rifiutato di affrontare il tema della possibilità di creare un suo partito.

Da Bruxelles, prima di partecipare a un incontro con gli eurodeputati Pd al Parlamento europeo, Matteo Renzi ha risposto in maniera lapidaria ai cronisti che chiedevano un commento sulla possibilità che Marco Minniti rinunciasse a correre per la segreteria del partito: “Non mi occupo del Congresso”.

Il nuovo partito di Renzi – A tenere banco nel Partito democratico l’ipotesi di un nuovo contenitore da dare alla luce assieme ai delusi del centrodestra. Un incontro tra Renzi e Paolo Romani, senatore di Forza Italia, per i corridoi di Palazzo Madama ha dato corpo all’idea almeno fino alla smentita ufficiale dello stesso Renzi: “Notizia falsa. Certa gente non sta bene”.

Ma è il gelo calato sul congresso a ridare spazio alle ipotesi. L’ex segretario, pur avendo caldeggiato la candidatura di Minniti, finora non si è gettato nella mischia. Guerini, Lotti e altri renziani di ferro avrebbero interpretato questa modus operandi come un invito a non esporsi direttamente in sostegno dell’ex ministro dell’Interno. Il motivo? La volontà di lasciare presto il Pd.

I sondaggi del resto, confortano l’ex premier. Secondo una rilevazione di Emg per Agorà, un Partito di Renzi raccoglierebbe il 12 per cento dei consensi, e verrebbe votato dal 47 per cento degli elettori del Pd.

Non male come inizio, e una conferma per quanti pensano che, nonostante i rovesci degli ultimi tempi, quel 41 per cento del referendum costituzionale rappresenti un capitale politico che Renzi tiene ancora in pancia, e sul quale è possibile lavorare per ricostruire un fronte anti-sovranista.

“Il Pd va cambiato e non picconato con delle furbizie. Distruggerlo o puntare alla lacerazione sarebbe un immenso regalo al M5s e a Salvini”, aveva detto Nicola Zingaretti puntando il dito contro chi, in queste ore, sta contribuendo a boicottare il congresso.

Non cita Renzi, ma il riferimento è chiaro: “Al Congresso io farò di tutto per cambiarlo, allargarlo, farne il perno di un’alternativa di governo. Non vorrei che qualcuno possa averne paura” ha ribadito il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti intervistato su Radio Radio.

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