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    Riace, cosa succede dopo la sentenza della Cassazione che riabilita il sindaco Lucano

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 3 Apr. 2019 alle 10:56

    Il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, è stato riabilitato dalla Cassazione: secondo i giudici il primo cittadino non ha favorito matrimoni di comodo tra cittadini di Riace e migranti né risultano frodi negli appalti della gestione dei rifiuti del Comune.

    “Non emergono con la necessaria chiarezza e coerenza argomentativa indizi” contro il sindaco di Riace “in relazione all’accusa di aver turbato le procedure di gara per l’assegnazione del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani”.

    Questo quanto argomentato dalla sesta sezione penale della Cassazione, che nelle sue motivazioni depositate il 3 aprile spiega perché il 26 febbraio aveva deciso di accogliere parzialmente il ricorso della difesa di Lucano e di disporre un nuovo Riesame.

    I giudici si sono espressi sul reato di “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente” in merito alla gestione dei rifiuti e sulla misura cautelare del divieto di dimora a Riace che grava sul primo cittadino.

    L’ordinanza del Riesame, si legge nelle motivazioni, “non si sofferma sulla valutazione di un profilo rilevante ai fini dell’apprezzamento del requisito della gravità indiziaria esaminando quali altre imprese in quel territorio, oltre le cooperative sociali affidatarie per anni del servizio, avrebbero potuto in quel momento svolgerlo, tenuto conto della conformazione del centro storico del Comune interessato e delle specifiche caratteristiche dell’attività che di quel servizio costituiva l’oggetto”.

    La Cassazione in breve ha stabilito che in merito ai presunti illeciti nella gestione della raccolta differenziata non ci sono elementi a carico di Lucano e che l’appalto è stato affidato in modo regolare.

    Le delibere e gli atti di affidamento infatti sono stati adottati con “collegialità” e con i “prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato”.

    Di conseguenza i giudici hanno stabilito che non basta “il generico riferimento alla presenza di interferenze od opacità”, sono “contraddittorie” e “illogicamente formulate” le argomentazioni sulla presunta irregolarità dell’appalto, e che è “apoditticamente evocata” la presunta malafede di Lucano nelle procedure di assegnazione del servizio.

    In sintesi, la Cassazione ha affermato che il sindaco di Riace non ha avuto alcun vantaggio economico nell’affidamento degli appalti legati alla raccolta differenziata, così come non ha favorito alcun matrimonio di comodo tra migranti e cittadini di Riace.

    Tuttavia la Cassazione ha riconosciuto la “correttezza” delle argomentazioni del Riesame di Reggio Calabria relative all’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sottolineando “la gravità del panorama indiziario”.

    Mimmo Lucano, secondo in giudici, avrebbe effettivamente aiutato la sua compagna, Lemlem Teshfaun, ma in quel caso va tenuto conto della “relazione affettiva tra i due” e del fatto che non si trattava di una prassi comune.

    “Il processo va fatto, è là che si stabilisce dove sta la giustizia”, ha affermato il sindaco intervistato da SkyTg24.

    “Adesso devo aspettare il verdetto dei giudici del Riesame sulla richiesta di revoca della misure cautelari, ma le parole della Cassazione devono avere un valore. Io non dovevo subire alcuna misura cautelare, non è giusto che sia stato sospeso dalla carica di sindaco”.

    Dopo la sentenza della Cassazione, il primo cittadino deve attendere il 4 aprile quando nel corso dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Locri i giudici decideranno se revocare o meno il divieto di dimora.

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