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Come sono messi i millennials italiani rispetto ai loro coetanei europei

Una serie di grafici mette in luce situazioni lavorative, stili di vita e abitudini dei millennials europei

Di Laura Melissari
Pubblicato il 9 Giu. 2016 alle 16:00

Millennials, generazione Y, generazione Ni-Ni. E ancora Echo boomers, Net generation, generazione Next: sono i giovani nati tra la metà degli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta e che oggi hanno tra i 20 e i 30 anni. Secondo un’interpretazione più estensiva, sono considerati millennials coloro che oggi hanno tra 15 e i 34 anni, i nati fino al 2001.

Si tratta della generazione immediatamente precedente a quella dei nativi digitali e immediatamente successiva alla cosiddetta generazione X. Sono tutti quei ragazzi che sono nati negli anni in cui telefonini e computer non erano un oggetto diffuso, ma sono poi diventati adolescenti con lo smartphone in mano. 

Il termine generazione Y fu usato per la prima volta nel 1993, quando apparve sulla rivista dedicata al mondo dell’advertising, Ad Age, per definire i teenager e distinguerli dalla generazione X, quelli nati tra gli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta.

La minaccia del terrorismo ha rappresentato per loro, cresciuti con le immagini dell’11 settembre, ciò che il timore di una guerra nucleare ha rappresentato per la generazione X, durante l’ultimo periodo della guerra fredda. I millennials hanno attraversato in pieno la crisi economica scoppiata nel 2008. 

Hanno attraversato in pieno il cambiamento tecnologico e sono stati investiti dalla rivoluzione digitale, diventandone i primi protagonisti. I millennials appartengono a quella generazione che oggi cerca lavoro tramite internet, che prenota viaggi con lo smartphone e che sposta denaro con una app. E sono stati i primi a farlo, prima dei cosiddetti nativi digitali, nati negli anni in cui la rivoluzione digitale era ormai compiuta.

In Italia i ragazzi che hanno tra i 20 e i 24 anni, secondo i dati Eurostat, costituiscono  il 2,5 per cento della popolazione, mentre quelli che hanno tra i 25 e i 29 rappresentano il 2,7 per cento.

In Europa, secondo i dati del Pew research center, i millennials rappresentano il 24 per cento dell’intera popolazione dei 28 stati membri. Il numero più alto è in Germania: 14 milioni; quello più basso in Grecia: 2 milioni. 

In Italia invece i ragazzi tra i 20 e i 29 anni, dati Istat aggiornati al 2015, sono oltre 6milioni. Per la precisione 6.365.047.

Non manca chi definisce i millennials la generazione dei disoccupati: in Italia il tasso di disoccupazione giovanile si attesta intorno al 36,9 per cento (dati Istat aggiornati al mese di aprile 2016), in leggero miglioramento rispetto al 41,2 per cento del mese di maggio 2015. 

I millennials italiani sono abbastanza “indietro” rispetto ai loro coetanei europei sotto diversi aspetti, come dimostrano i grafici qui di seguito. In primis per quanto riguarda autonomia e indipendenza.

L’età media in cui le ragazze italiane lasciano la casa dei genitori è infatti 28,9 anni, rispetto ai 25,1 della media europea. La situazione “peggiora” se si prendono in considerazione gli uomini, che vanno a vivere da soli in media a 31,2 anni contro la media europea di 27,2 anni.

I cittadini europei più indipendenti sono quelli del nord Europa che vanno via di casa molto prima dei loro coetanei: primi tra tutti gli svedesi, che lasciano la casa dei genitori a 21 anni.

Di seguito le tabelle con i dati più generali che riguardano i ragazzi e le ragazze italiane, messi a confronto con la media europea. Vengono presi in considerazione alcuni fattori esemplificativi della loro condizione, che riassumono in una panoramica la situazione dei millenials italiani oggi. I vari aspetti sono l’indipendenza dalla famiglia, l’aver fatto o meno uno stage, avere o meno già un lavoro, il livello di istruzione superiore, l’uso giornaliero di internet e la presenza sui social network, infine l’abitudine a fare acquisti online.

I grafici di TPI:  

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