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Così a Napoli abbiamo accolto 1.500 migranti, salvati da Msf senza l’aiuto delle istituzioni

Un volontario racconta lo sbarco di una nave della Ong nel porto del capoluogo campano, dopo che gli scali siciliani erano stati chiusi in concomitanza del G7 a Taormina

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 29 Mag. 2017 alle 18:35 Aggiornato il 27 Apr. 2018 alle 18:47

Alle sette del mattino di domenica 28 maggio, 1.518 migranti sono sbarcati al molo 29 del porto di Napoli, dove ha attraccato la nave Vos Prudence della Ong di Medici Senza Frontiere.

L’imbarcazione della Ong ha navigato per tre giorni, dopo aver allungato il proprio tragitto per la chiusura degli scali siciliani, in seguito alle misure di sicurezza disposte per il G7, svoltosi a Taormina il 26 e 27 maggio.

Alfonso De Vito, volontario della Rete Antirazzista di Napoli, era a Napoli ad accogliere i migranti, insieme ad altre 40 persone, tutti volontari, che si sono prestati come interpreti e mediatori culturali.

“La nave di Medici Senza Frontiere ha dovuto soccorrere 12 barconi a largo delle coste tra Libia e Sicilia, caricando un quantitativo di persone che ha superato del doppio la normale capienza prevista per quella imbarcazione”, spiega Alfonso a TPI.

“La Ong ha provato a chiedere altre navi in soccorso per sopperire all’emergenza, ma la richiesta di aiuto è stata ignorata e ha così dovuto proseguire in mare per altre 24 ore, mettendo a repentaglio l’incolumità di tutti i passeggeri”, prosegue Alfonso. “Una situazione di una gravità inaudita che mostra come le autorità abbiano tenuto un comportamento da irresponsabili rispetto a un’emergenza di questa portata”.

Anche Michele Trainiti, coordinatore di Medici Senza Frontiere, ha evidenziato alla stampa come nelle operazioni di salvataggio effettuate dalle 7 del mattino alle 5 del pomeriggio del 27 maggio non si sia vista in zona nessuna altra nave. “Dobbiamo ringraziare solo la Guardia Costiera. Dove era Frontex, dove erano quelli che ci hanno criticato?”, accusa Trainiti.

La nave è sbarcata con a bordo i cadaveri di due persone di 19 e 21 anni: una era già morta durante i soccorsi dei barconi, l’altra è deceduta sull’imbarcazione di Msf.

I 239 minori non accompagnati giunti a Napoli sono stati ospitati nelle case-famiglia o nelle strutture per minori della provincia del capoluogo partenopeo. Il resto dei migranti, la cui età media risulta molto bassa e provenienti da diverse zone come Siria, Eritrea, Nigeria, Bangladesh, Egitto e Marocco, sono stati dirottati fuori regione con pullman partiti per la Puglia, la Lombardia, il Trentino e la Toscana.

Non è sfuggita ai media e alle istituzioni la grande partecipazione di volontari che hanno dato un sostegno significativo anche alla Prefettura di Napoli, che non è riuscita a ottemperare completamente alle esigenze dei tanti migranti sbarcati.

“Il dispiegamento di forze dell’ordine disposto per l’arrivo dei migranti è stato imponente, ma non è stato controbilanciato dallo stesso livello in termini di assistenza”, spiega Alfonso. “Sembra che la Prefettura abbia pensato solo alla sicurezza non tenendo conto delle esigenze di queste persone: mancavano le ciabatte e altri beni primari. Nonostante la macchina di solidarietà messa in campo dai volontari sia riuscita a raccogliere in breve tempo quanto mancava, non si può gestire un’emergenza in questo modo, quando si sapeva già da 36 ore che sarebbe sbarcato un numero così elevato di migranti doveva esserci tutto il necessario per accoglierli”.

“Anche la notte di domenica è trascorsa in modo un po’ anomalo”, conclude il volontario. “Settanta persone non ancora identificate hanno dormito nei gazebo, altri 40 sono rimasti a dormire nelle nave e gli altri sono stati smistati sui pullman”.

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