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“Negozi chiusi di notte come nelle peggiori storie operaie”: i Cobas sul fallimento di Mercatone Uno

"Una vertenza che impatta su oltre 1800 lavoratori diretti e su un indotto di una decina di migliaia di persone"

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 26 Mag. 2019 alle 17:25

mercatone uno fallimento cobas | “Un vero affronto alla dignità di chi si guadagna da vivere con il lavoro, una volta erano le fabbriche a lasciare gli ignari lavoratori fuori dai cancelli incatenati. Ora siamo passati al commercio. Quanto accaduto questa notte ci rappresenta un settore in crisi evidente e conferma che non sono certo le liberalizzazioni a tenere in piedi i consumi che ono in costante crollo verticale”.

Lo dichiara Francesco Iacovone dell’esecutivo Cobas in merito al fallimento della Mercatone Uno.

mercatone uno fallimento cobas | La Mercatone Uno fallisce, ma i dipendenti lo scoprono sui social network

La Shernon Holding che aveva acquisito i 55 punti vendita dello storico marchio emiliano, dal nord al sud del Paese, nell’agosto del 2018, aveva annunciato un piano di rilancio. Poi la domanda di ammissione al concordato preventivo in continuità, garantendo la tenuta occupazionale fino al 30 maggio. Ma la sentenza di venerdì, con la quale il tribunale fallimentare di Milano ha decretato il fallimento della holding, ha fatto scattare una chiusura surreale.

Hanno scoperto sui social che la loro azienda aveva dichiarato fallimento. È l’incredibile storia dei 1800 dipendenti dei punti vendita della Mercatone Uno, storico marchio dell’arredamento, la cui gestione era in mano alla società che per l’appunto è fallita.

“Una vertenza che impatta su oltre 1800 lavoratori diretti e su un indotto di una decina di migliaia di persone – prosegue il rappresentante sindacale – e che ci conferma i dati che vedono salire la disoccupazione e le ore di cassa integrazione. A nulla servono i proclami di un Governo che fa propaganda anche in silenzio elettorale ma che non è in grado di risolvere i problemi concreti delle imprese e dei lavoratori”.

“La modalità con la quale i dipendenti hanno appreso di questo loro dramma personale e familiare – prosegue il rappresentante sindacale – è la rappresentazione plastica di quanto avviene nella nostra società, dove ormai si saltano a piè pari i corpi intermedi e si veicolano le informazioni sui social network. Questa è una mostruosità che sta creando danni difficilmente arginabili”, ha concluso Iacovone.

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