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Medici senza frontiere rifiuta i fondi Ue in risposta all’accordo sui migranti con la Turchia

L'Ong risponde così alle politiche migratorie definite dannose. La decisione avrà effetto immediato e riguarderà tutti i progetti promossi nel mondo

Di TPI
Pubblicato il 17 Giu. 2016 alle 15:14

Venerdì 17 giugno, Medici senza Frontiere ha annunciato in un comunicato stampa che non prenderà più fondi stanziati dall’Unione Europea e dai suoi stati membri, come risposta contro le politiche migratorie definite dannose. La decisione avrà pertanto un effetto immediato e riguarderà tutti i progetti promossi dall’organizzazione umanitaria attiva nel mondo. 

I fondi raccolti da Medici senza Frontiere provengono per il 92 per cento da donazioni libere e private. Solo una parte delle risorse impiegato dalla Ong sono finanziate da fondi internazionali e sono impiegate per programmi specifici. 

Tre mesi dopo l’entrata in vigore dell’accordo fra l’Unione Europea e la Turchia sul controllo dei flussi migratori, le persone bisognose di protezione ne pagano il vero costo umano. Più di 8mila persone, tra cui centinaia di minori non accompagnati sono bloccate sulle isole greche come diretta conseguenza dell’accordo. La maggior parte di queste famiglie è fuggita dai conflitti in Siria, Iraq e Afghanistan.

“Per mesi Medici senza Frontiere ha denunciato la vergognosa risposta europea, concentrata più sulla deterrenza che sulla necessità di fornire alle persone l’assistenza e la protezione di cui hanno bisogno”, ha dichiarato Jerome Oberreit, segretario generale internazionale dell’organizzazione umanitaria. 

“L’accordo Ue-Turchia è un passo avanti in questa direzione e ha messo in pericolo il concetto stesso di rifugiato e la protezione che offre”. 

Al centro della polemica c’è la decisione da parte della Commissione europea di aver presentato la scorsa settimana una nuova proposta per replicare la logica dell’intesa siglata fra Unione Europea e Turchia in altri 16 paesi in Africa e in Medio Oriente.

Gli accordi imporrebbero sanzioni commerciali e tagli agli aiuti allo sviluppo per quei paesi che non arginano la migrazione verso l’Europa o che non facilitano i rimpatri forzati. Tra questi potenziali paesi ci sono la Somalia, l’Eritrea, il Sudan e l’Afghanistan.

“Tutto ciò che l’Europa ha da offrire ai rifugiati è costringerli a restare nei paesi da cui cercano disperatamente di fuggire? Ancora una volta, l’obiettivo principale dell’Europa non è proteggere le persone, ma tenerle lontane nel modo più efficace”, ha proseguito Jerome Oberreit.

Nel mese di maggio, il governo keniota ha citato la politica europea sulla migrazione per giustificare la decisione di chiudere il più grande campo profughi del mondo, Dadaab, rimandando in Somalia chi ci vive. Allo stesso modo, l’accordo Ue-Turchia non fa nulla per incoraggiare i paesi che confinano con la Siria, che già ospitano milioni di rifugiati, ad aprire le frontiere a chi ne ha bisogno.

Il pacchetto finanziario messo a punto nell’accordo fra l’Unione Europea e la Turchia per la gestione dei migranti prevede un miliardo di euro in aiuti umanitari.

“La Turchia attualmente ospita quasi tre milioni di rifugiati siriani, ma questi aiuti sono stati negoziati come una ricompensa per l’impegno nel controllo delle frontiere, piuttosto che sulle reali esigenze delle persone. Pertanto riteniamo che questa strumentalizzazione degli aiuti umanitari è inaccettabile”, si legge nel comunicato di Medici senza Frontiere. 

“Le politiche di deterrenza vendute al pubblico come risposta umanitaria hanno solo esacerbato la sofferenza delle persone in stato di bisogno. Non c’è nulla di lontanamente umanitario in queste politiche. Non possono diventare la norma e devono essere messe in discussione”, ha concluso Jerome Oberreit.

Negli ultimi 18 mesi  i medici di Msf hanno assistito circa 200mila tra uomini, donne e bambini in Europa e nel Mar Mediterraneo. Nel 2015 l’Ong aveva ricevuto 19 milioni di euro dalle istituzioni comunitarie e 37 milioni di euro dagli stato membri per progetti di sviluppo e di assistenza. 

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