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Mattarella ha concesso la grazia a tre persone condannate per omicidio

Di Laura Melissari
Pubblicato il 15 Feb. 2019 alle 16:25

Il presidente della Repubblica ha concesso la grazia a tre persone: due avevano ucciso le mogli malate di Alzheimer e uno uccise il figlio tossicodipendente.

Il presidente Mattarella si è avvalso del potere di grazia, previsto dall’articolo 87 della Costituzione.

La grazia è stata concessa a Franco Dri, Giancarlo Vergelli e Vitangelo Brini. Giancarlo Vergelli ha 88 anni ed era stato condannato nel 2016 a 7 anni e 8 mesi per aver ucciso la moglie 88enne malata di Alzheimer a Firenze, nella loro abitazione.

L’uomo strangolò la moglie con una sciarpa, e dopo esserle rimasto accanto per più di un’ora, andò a costituirsi alla polizia. La motivazione del gesto era stata l’aggravarsi della malattia della moglie. Simile la storia di Vitangelo Brini, che nel 2007 aveva ucciso la moglie, anche lei malata di Alzheimer, a Prato. L’uomo uccise la donna con tre colpi di pistola nella struttura sanitaria dove era ricoverata, a causa delle condizioni di salute che erano peggiorate.

L’ultima grazia riguarda una situazione diversa: Franco Dri nel 2015 aveva ucciso il figlio al termine di una lite, sparandogli un colpo al cuore. Il figlio era tossicodipendente.

Che cos’è la grazia

Il procedimento di concessione della grazia è previsto dall’articolo 87 della Costituzione e disciplinato dall’art. 681 del codice di procedura penale. La domanda di grazia è diretta al Presidente della Repubblica e va presentata al Ministro della Giustizia.

È sottoscritta dal condannato o da un congiunto, dal convivente, dal tutore o curatore, oppure da un avvocato.

Sulla domanda o sulla proposta di grazia esprime il proprio parere il Procuratore generale presso la Corte di Appello. Acquisiti i pareri, il Ministro trasmette la domanda o la proposta di grazia, corredata dagli atti dell’istruttoria, al Capo dello Stato, accompagnandola con il proprio “avviso”, favorevole o contrario alla concessione del beneficio.

Come stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 200 del 2006, al Capo dello Stato compete la decisione finale. L’art. 681 del codice di procedura penale prevede anche che la grazia possa essere concessa di ufficio e cioè in assenza di domanda e proposta, ma sempre dopo che è stata compiuta l’istruttoria.

Se il Presidente della Repubblica concede la grazia, il pubblico ministero competente ne cura l’esecuzione, ordinando, se del caso, la liberazione del condannato.

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