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I soldi contro le frane e le alluvioni c’erano. Ma il governo non li ha voluti

La Banca europea degli investimenti era pronta a dare un prestito di 800 milioni di euro a tasso agevolato. Ma il governo ha rifiutato perchè non "non sarebbe da buon padre di famiglia"

Di Marta Facchini
Pubblicato il 3 Nov. 2018 alle 17:57

I soldi c’erano: 800 milioni di prestito agevolato. Fondi che avrebbero permesso di intervenire sul disastro idrogeologico, ore che il paese è flagellato da un’ondata di maltempo che ha distrutto parte del il suo patrimonio boschivo, con ingenti danni ambientali ed economici. I soldi c’erano ma il governo non ha voluto accettarali.

Il prestito era arrivato dalla Banca europea degli investimenti (Bei) ma il governo Conte, denunciano La Stampa e Avvenire, non l’ha preso in considerazione per non dovere pagare gli interessi. Una scelta ora che comporterà una spesa maggiore: i soldi per fare fronte al disastro costerrano di più perchè saranno frutto dell’immissione sul mercato di titoli con un rating così basso da far aumentare gli interessi da pagare agli investitori.

Il piano #italiasicura – Nel 2014 il governo aveva creato una struttura, #italiasicura, che doveva realizzare un piano insieme alle regioni per individuare gli interventi necessari sul territorio e trovare i soldi per finanziarli.

Come sottolinea Avvenire, in circa tre anni la struttura aveva portato a termine il lavoro. Erano stati trovati i soldi – 1.150 milioni di cui 804 messi a disposizione dalla Bei – e si era arrivato a un accordo con governatori e presidenti di regione. Inoltre, c’erano anche le schede degli interventi. Serviva solo la firma tra governo e regioni ma il premier Paolo Gentiloni, a solo dieci giorni dalle elezioni, aveva deciso di lasciare la responsabilità a chi fosse arrivato dopo di lui a Palazzo Chigi.

Il successivo ministro dell’Ambiente Sergio Costa, in una lettera scritta a La Stampa, aveva spiegato che dietro i ritardi dell’attuazione del piano di interventi non c’erano questioni burocratiche ma una precisa scelta politica.

“Gli interessi sarebbero stati pagati da tutti i cittadini. E quale padre di famiglia, potendo avere soldi in cassa, preferisce indebitarsi con un mutuo? Oltretutto affrontando complesse pratiche di mutuo di difficile gestione”, aveva affermato.

Ma, scrive il quotidiano torinese, secondo le stime più recenti il fabbisogno finanziario sul dissesto dovrebbe essere almeno 1 miliardo l’anno e il bilancio pubblico ne garantisce meno della metà.

Il prestito della Bei – Il piano prevedeva l’accensione con la Bei di un mutuo da 804 milioni da spendere in pochi anni per centinaia di opere contro il dissesto idrogeologico, restituendolo con rate da 70 milioni nell’arco di una ventina di anni a un tasso di interesse dello 0,70 per cento.

Come scrive Avvenire, quanto finanziato dalla Bei aveva la caratteristica di essere destinato soprattutto a sei regioni del Nord, proprio nelle regioni più colpite in questi giorni. Una parte sarebbe andate a sei regioni del Centro, oltre alla città di Roma.

Altri 200 milioni erano destinati a progetti per la riparazione di strade, ponti, argini, in collaborazione con Anas, Regioni e Comuni. Progetti che gli enti locali non riescono a realizzare per mancanza di fondi.

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