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Disastro maltempo Belluno: “Siamo senza uomini e senza mezzi per la frana più grande d’Europa”

In tutto in nord Italia è emergenza maltempo. Un vigile del fuoco del sindacato USB impegnato da giorni nelle operazioni di soccorso nel bellunese, ha raccontato a TPI cosa sta succedendo

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 5 Nov. 2018 alle 08:00 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 08:38

“In Veneto almeno 150mila persone sono senza luce, 100mila senza acqua potabile, il maltempo ha abbattuto oltre 500mila alberi. Siamo di fronte alla frana in movimento più grande d’Europa”.

Enrico, Vigile del Fuoco del sindacato Usb dell’unità di Padova, delinea per TPI uno scenario apocalittico di quanto sta accadendo non solo nel bellunese, ma in tutto il Veneto e il Trentino dopo le pesanti piogge degli ultimi giorni.

Con i nuovi peggioramenti specialmente nel Veneto e nelle regioni centrali tirreniche si sono avute nuove vittime, dopo i 13 morti dei giorni scorsi. Due pensionati di Villarbasse (Torino), Giuseppe Rosso di 74 anni e Miriam Curtaz di 73 anni, sono morti a Lillianes (Aosta) nella Valle di Gressoney, a seguito della caduta di un albero sull’auto in cui viaggiavano.

Altre due vittime, il 2 novembre, in Alto Adige.

Le autorità della provincia di Belluno non assicurano più neppure l’acqua potabile. Le sorgenti sono state invase dall’acqua piovana e dalle sue impurità, di conseguenza la Prefettura ha lanciato un appello alla popolazione di utilizzare l’acqua solo dopo averla bollita.

Nella mattinata del 2 novembre una frana di terra e fango ha completamente ostruito la strada regionale 203 che collega Cencenighe con Agordo, nel Bellunese, appunto. Al momento risultano isolati i comuni a nord dello smottamento, causato dalle piogge che continuano a cadere incessanti. Così, sale a più di trenta il numero delle strade provinciali interrotte.

“La situazione nel bellunese e nell’alto vicentino è terrificante, oltre a essere aggravata dalle piogge continue, nella privincia di Rovigo ci sono 80mila persone senza acqua da due giorni, poiché l’Adige è in piena e non possono depurare l’acqua. Nel bellunese, i comuni sono senza corrente e senza acqua. Stanno arrivando gruppi elettrogeni da tutto il Veneto, ma la situazione è drammatica” , spiega Enrico.

“I danni sono ingenti, la frana nel bellunese è in movimento. La protezione civile ha chiamato degli esperti del Cnr per fare delle valutazioni, ci sono da sfollare almeno mille persone. L’emergenza è stata trattata come emergenza regionale, non nazionale. In compenso la protezione civile ha mandato 200 uomini a dare manforte. Ci sono 170 interventi in corso; non oso immaginare quanti ce ne siano in coda”.

Enrico denuncia la situazione in cui devono operare i Vigili del Fuoco: “Siamo partiti con mezzi d’epoca, inadeguati. Il brutto è che abbiamo un numero adeguato di risorse nella zona nord del Veneto, ma la zona sud è in pericolo e non dimentichiamo che nel Veneto passano i fiumi più grandi e importanti d’Italia: Po, Adige, Brenta. Hanno aperto la diga nel bellunese che buttava fuori 1.500 mq al secondo, non so se rendo l’idea. E noi andiamo lì con mezzi inadeguati”.

“Una piccola prevenzione è stata fatta, va detto”, sottolinea Enrico. “Qualche ora prima del passaggio della piena nelle zone di Treviso quando ci sono state le prime piogge, sono stati mandati gli HCP. Ma siamo messi veramente male. Stiamo lavorando 72 ore continuativamente”.

Ed Enrico conclude: “Non ci sono mezzi da portare nelle zone dove occorre. Siamo in carenza personale e se anche ci fossero uomini a sufficienza, non ci sono i mezzi”.

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