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Cosa sta succedendo a Roma

Arrestate quarantaquattro persone accusate di far parte di un’associazione a delinquere che si è arricchita con la gestione dell'emergenza alloggi e del flusso migranti

Di TPI
Pubblicato il 1 Ago. 2015 alle 10:13

Nella mattina del quattro giugno i carabinieri del Ros hanno arrestato 44 persone in seguito alla seconda parte delle indagini della Procura di Roma su Mafia Capitale, la presunta organizzazione a delinquere attiva a Roma e guidata dall’ex membro dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) e della Banda della Magliana, Massimo Carminati, arrestato nel dicembre 2014.

La seconda parte dell’inchiesta si è concentrata su come l’associazione a delinquere si sarebbe arricchita grazie alla gestione dell’emergenza alloggi e del flusso dei migranti a Roma, il tutto con la complicità di esponenti della politica e delle istituzioni.

In questo senso, è stato confermato il ruolo centrale di Salvatore Buzzi nella gestione dei rapporti con le istituzioni. Buzzi era a capo della cooperativa sociale di ex detenuti 29 giugno, ed è stato arrestato nel dicembre del 2014.

Tra i 44 arrestati, infatti, risultano esserci diversi esponenti politici: come – il Consigliere regionale di Forza Italia, Luca Gramazio; – l’ex Presidente dell’Assemblea capitolina, Mirko Coratti, del Partito Democratico (Pd); – l’ex assessore alle politiche sociali, Daniele Ozzimo (Pd); – l’ex presidente del X Municipio di Roma Andrea Tassone (Pd); – e i consiglieri comunali Pierpaolo Pedetti (Pd) e Giordano Tredicine (Forza Italia).

Gli arresti sono arrivati solamente tre giorni dopo la notizia del giudizio immediato, arrivata il primo giugno, per 34 persone coinvolte nell’inchiesta sull’associazione a delinquere del dicembre 2014.

“QUESTI CONSIGLIERI DEVONO STARE AI NOSTRI ORDINI”

Il quadro che emerge in seguito alla nuova ondata di arresti, secondo le ricostruzioni dei pubblici ministeri, è quello di un rapporto ben radicato dell’organizzazione criminale Mafia Capitale con la politica e le istituzioni locali, godendo del sostegno di diversi esponenti che ricoprono cariche pubbliche.

“Questi consiglieri devono stare ai nostri ordini”, dice in maniera molto chiara Salvatore Buzzi a Massimo Carminati durante un colloquio tra i due risalente all’agosto 2014 intercettato dagli inquirenti.

In questo modo, l’organizzazione Mafia Capitale sfruttava questi rapporti per favorire gli appalti legati alle cooperative di Salvatore Buzzi di cui la principale è la cooperativa 29 giugno – per gestire l’emergenza abitativa e la manutenzione del verde pubblico.

I DEBITI FUORI BILANCIO

Uno dei metodi per veicolare soldi pubblici verso le proprie cooperative portato avanti da Salvatore Buzzi sarebbe stato quello dei “debiti fuori bilancio”, vale a dire le spese del comune di Roma non previste dal bilancio annuale, e quindi non vincolate da alcuna programmazione ufficiale.

Sotto questa voce finiscono tutte quelle spese impreviste e non programmabili che un comune deve talvolta affrontare.

Nel caso di Buzzi, questi fondi sarebbero stati utilizzati in più occasioni per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Misna). Debito che, secondo una relazione del ministero dell’Economia e delle Finanze, era invece prevedibile e quindi non sarebbe dovuto essere escluso dal bilancio.

L’influenza di Buzzi su diversi esponenti delle istituzioni portava quindi, tra le altre cose, a inserire spese pubbliche in favore delle sue cooperative tra i debiti fuori bilancio.

I CONTROLLI SULLE NOMINE

Oltre a questo, l’organizzazione Mafia Capitale usava la sua influenza nelle istituzioni per far nominare persone fidate in ruoli definiti chiave per i propri interessi. Tra queste, Giovanni Fiscon, arrestato lo scorso dicembre, mantenuto nel proprio ruolo di Direttore generale dell’Ama (l’azienda municipalizzata che gestisce i rifiuti e il verde pubblico di Roma) grazie alle pressioni di Salvatore Buzzi.

LE SPIAGGE DI OSTIA

Nel settore ambientale, l’organizzazione Mafia Capitale sarebbe riuscita a ottenere, grazie all’intervento del consigliere regionale Luca Gramazio – tra gli arrestati – 1.2 milioni di fondi per la pulizia delle spiagge di Ostia affidati dalla regione Lazio al comune di Roma.

IL BUSINESS DEI MIGRANTI

Un capitolo a parte riguarda l’influenza dell’organizzazione Mafia Capitale sull’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo nel resto d’Italia.

In questo senso, Luca Odevaine, arrestato nell’inchiesta su Mafia Capitale nel dicembre 2014, già vicecapo di gabinetto del comune di Roma durante l’amministrazione Veltroni e membro del Tavolo sull’immigrazione del ministero dell’Interno, avrebbe fatto ottenere alla cooperativa sociale La Cascina la parziale assegnazione della gestione del Cara di Mineo, in Sicilia, il più grande centro richiedenti asilo d’Italia. 

Per questa ragione, Odevaine, avrebbe ottenuto dalla cooperativa sociale La Cascina una retribuzione di 10mila euro mensili, divenuta di 20mila euro dopo l’aggiudicazione definitiva del bando nell’aprile 2014.

GLI ARRESTATI

Tra i 44 arrestati – 19 in carcere e 25 agli arresti domiciliari -, oltre al rinnovo delle ordinanze di custodia cautelare per persone già arrestate nel dicembre 2014, a partire da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, compaiono diversi nuovi nomi, molti dei quali legati al mondo della politica e delle istituzioni locali.

– Luca Gramazio. Ex capogruppo al comune di Roma per il Popolo della Libertà, consigliere regionale di Forza Italia, secondo gli inquirenti sarebbe stato parte integrante dell’organizzazione Mafia Capitale guidata da Massimo Carminati: su di lui pende infatti l’accusa di associazione mafiosa.

Secondo gli inquirenti, Gramazio avrebbe avuto un ruolo centrale nel sistema di potere di Buzzi e Carminati, fungendo da collegamento tra l’organizzazione Mafia Capitale e le istituzioni.

Mirko Coratti. Ex presidente dell’Assemblea Capitolina per il Partito Democratico, si era dimesso nel dicembre 2014 dopo essere stato indagato nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale. Secondo gli inquirenti, Coratti avrebbe messo il suo ruolo istituzionale al servizio del business di Salvatore Buzzi, in cambio di denaro. 

In concorso con Coratti, ci sarebbe stato Franco Figurelli, membro della sua segreteria e anche lui tra gli arrestati, che avrebbe ricevuto da Buzzi mille euro al mese per favorirlo nei suoi affari.

Salvatore Buzzi a Franco Figurelli: “La mucca deve mangiare”. “Me sò comprato Coratti”, dice Salvatore Buzzi durante in un’intercettazione, in modo molto chiaro.

– Daniele Ozzimo. Ex assessore alla casa del comune di Roma, dimessosi dopo essere stato indagato nel dicembre 2014 nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale. Prima come consigliere comunale e successivamente come assessore, Ozzimo avrebbe contribuito al servizio dell’organizzazione Mafia Capitale approvando delibere che garantissero appalti alle cooperative controllate da Buzzi nella gestione dell’emergenza abitativa e all’accoglienza dei migranti.

Giordano Tredicine. Consigliere comunale di Forza Italia, è accusato del reato di corruzione. Di lui parlano in un’intercettazione Salvatore Buzzi e Massimo Carminati: “Te dice ‘na cosa…poi devi scende dal taxi perché sennò gira sempre il tassametro”, usando una metafora per commentare la furbizia del consigliere.

Pierpaolo Pedetti. Consigliere comunale del Partito Democratico, presidente della Commissione Politiche abitative, avrebbe anche lui ottenuto remunerazioni da Salvatore Buzzi in cambio di favori alle sue cooperative.

Andrea Tassone. Appartenente al Partito Democratico (Pd), ex presidente del X Municipio di Roma – quello che comprende la zona di Ostia -, si è dimesso nel marzo 2015 per via delle forti pressioni da parte della criminalità organizzata presenti nel territorio.

A Tassone – e al suo uomo di fiducia Paolo Solvi – è imputato di aver ricevuto soldi da Buzzi, in cambio di favori verso le cooperative controllate dallo stesso Buzzi. “Tassone è nostro, è solo nostro, non c’è maggioranza e opposizione, è mio”, riferisce Buzzi in un’intercettazione ottenuta dagli inquirenti.

Massimo Caprari. Consigliere comunale di Centro Democratico, un piccolo partito che in Campidoglio sostiene il sindaco di Roma Ignazio Marino, avrebbe favorito gli affari di Buzzi contribuendo a riconoscere il debito fuori bilancio verso le cooperative dello stesso Buzzi in cambio di uno stipendio fisso da parte dell’organizzazione Mafia Capitale.

La cooperativa La Cascina. Quattro dirigenti della cooperativa sociale, attiva tra le altre cose nell’accoglienza dei migranti – Domenico Cammissa, Francesco Ferrara, Salvatore Menolascina e Carmelo Parabita – sono stati arrestati con l’accusa di aver partecipato a diversi episodi di corruzione e turbativa d’asta.

Tra le altre cose, avrebbero promesso a Luca Odevaine – che lavorava al Tavolo di coordinamento sull’immigrazione del ministero dell’Interno – una retribuzione per far aggiudicare alla cooperativa La Cascina le gare d’appalto per la gestione deCara di Mineo, il più grande centro d’accoglienza per richiedenti asilo in Italia.

Tra gli arrestati ci sono stati inoltre numerosi dirigenti del comune di Roma, come Angelo Scozzafava, già capo dipartimento per le Politiche Sociali, e l’ex presidente della Legacoop Lazio Stefano Venditti.

Per quanto riguarda i consiglieri comunali arrestati, l’assemblea capitolina dovrà ora procedere con la surroga temporanea, che permetterà loro di essere sostituiti con i primi dei non eletti delle rispettive liste.

Per questa ragione, nel Partito Democratico, a Mirko Coratti e Pierpaolo Pedetti subentreranno Liliana Mannocchi e Cecilia Fannunza. In Forza Italia (che alle elezioni del 2013 si presentò come Popolo della Libertà), a Giordano Tredicine subentrerà Alessandro Cochi. Per il Centro Democratico, a Massimo Caprari subentrerà Daniele Parrucci.

GLI INDAGATI

Oltre alle persone arrestate, anche 21 nuove persone sono state indagate dalla procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale.

Tra queste ci sarebbero Marco Visconti, assessore all’ambiente del comune di Roma durante la giunta guidata da Gianni Alemanno, e Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, dimessosi lo scorso marzo dopo essere stato indagato riguardo una gara d’appalto.

Oltre a loro, è indagato anche Calogero Nucera, ex capo della segreteria di Francesco D’Ausilio quando quest’ultimo era capogruppo del Partito Democratico in Campidoglio, Patrizia Cologgi, ex capo del dipartimento protezione civile del comune di Roma, Clelia Logorelli, responsabile del verde pubblico per Eur spa, la società che gestisce le opere pubbliche dell’omonimo quartiere romano, e Mirella Di Giove, già direttore del dipartimento patrimonio del comune di Roma.

Oltre a loro è indagata anche Gabriella Errico, presidente della cooperativa sociale Un sorriso che gestisce il centro di accoglienza di Tor Sapienza, nell’ottobre del 2014 al centro di una serie di tensioni e proteste contro la presenza di immigrati nel quartiere.

Parallelamente all’indagine della procura di Roma, la procura di Catania ha indagato il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione per quanto riguarda la gestione del Centro per l’accoglienza dei richiedenti asilo (Cara) di Mineo, in Sicilia.

LE REAZIONI

Non sono mancate, di fronte alla bufera politica scaturita dagli arresti, le reazioni delle istituzioni. Per il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi “un Paese solido combatte la corruzione” e si manda in galera chi ruba.

Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha dichiarato di non essere intenzionato a dimettersi anche perché la sua giunta sta cercando di cambiare tutto dopo che la politica ha dato, in passato, un cattivo esempio.

Per il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, bisogna “fermare subito le partenze e gli sbarchi, bloccare subito tutti gli appalti”. Il deputato del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio ha denunciato che “con le tasse si danno appalti per lucrare su un’emergenza”.

Per il segretario della Conferenza Episcopale italiana (Cei), Nunzio Galantino, “questa gente vede negli immigrati solo povera gente da sfruttare, numeri su cui lucrare e con cui fare i propri comodi, e questo non è solo peccato, 50mila volte più peccato, ma è anche un gesto d’inciviltà”.

GLI APPALTI TRUCCATI

In una nuova operazione voluta dalla Procura della Repubblica di Roma, altre cinque persone sono state arrestate, tra cui un funzionario della sovrintendenza ai beni culturali di Roma accusato di aver contribuito a favorire l’imprenditore Fabrizio Amore nella gara d’appalto per l’aggiudicazione del restauro dell’aula Giulio Cesare del Campidoglio, dove si riunisce il consiglio comunale.

GLI SVILUPPI

Il 9 giugno il capogruppo del Partito Democratico alla regione Lazio, Marco Vincenzi, si è dimesso dal proprio incarico.

Vincenzi non risulta essere tra gli indagati, tuttavia ha deciso di lasciare la guida del gruppo del Pd in consiglio regionale dopo che in un’intercettazione effettuata dalle forze dell’ordine, Salvatore Buzzi parlava di 600mila euro da ottenere dalla regione Lazio grazie all’aiuto di Marco Vincenzi.

Marco Vincenzi ha ribadito di non essere indagato e si è detto estraneo ai fatti.

Il 26 giugno, l’ex capogruppo all’Assemblea capitolina del Partito Democratico, Francesco D’Ausilio, si è dimesso da consigliere comunale due giorni dopo essersi autosospeso dal partito insieme al collega Alfredo Ferrari, dopo che i loro nomi erano apparsi più volte nelle intercettazioni effettuate dalle forze dell’ordine. D’Ausilio e Ferrari non sono indagati dalla procura di Roma.

Il capogruppo della Lista Civica Marino, Luca Giansanti, anch’esso non indagato, ha scelto di lasciare il proprio incarico sempre perché il suo nome è comparso nelle intercettazioni relative alle indagini su Mafia Capitale.

Il 14 luglio a dimettersi è stato il vicesindaco di Roma Luigi Nieri, esponente di Sinistra Ecologia e Libertà (Sel). Non indagato, su di lui pesava un rapporto dei commissari della prefettura che aveva definito il rapporto tra lui e Salvatore Buzzi come “fiduciario”.

Luigi Nieri ha chiarito che lascia l’incarico per difendere il Campidoglio, dal momento che non è indagato.

BUZZI PARLA

Secondo quanto riportato in esclusiva dal Tg La7, Salvatore Buzzi avrebbe sostenuto in carcere tra giugno e luglio cinque interrogatori. In questi avrebbe riferito che secondo Luca Odevaine, anch’egli agli arresti perché considerato dagli inquirenti legato all’organizzazione Mafia Capitale, Nicola Zingaretti – oggi presidente della regione Lazio – quando era presidente della provincia di Roma avrebbe acquistato la nuova sede dell’ente prima ancora che venisse costruita.

Sempre secondo quanto detto da Buzzi – che continuerebbe a riferire informazioni ottenute da Luca Odevaine – nell’operazione avrebbero ottenuto soldi l’ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti alla regione Lazio Maurizio Venafro – attualmente indagato -,  il segretario generale Cavicchia e l’imprenditore Peppe Cionci, che aveva raccolto soldi per le campagne elettorali di Nicola Zingaretti e Ignazio Marino.

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