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M5s contro il sindaco di Riace, Sibilia: “Non era un modello, stop business immigrazione”

Carlo Sibilia

ll sottosegrerario M5s agli Interni, in un post sul blog delle Stelle, ha preso le distanze da Domenico Lucano: "Il governo del cambiamento ha dichiarato guerra al business dell'immigrazione"

Di Luca Serafini
Pubblicato il 2 Ott. 2018 alle 14:56

“Zero fondi per Riace. Abbiamo deciso di ridurre a zero la speculazione sull’accoglienza. Per Riace non ci sono coperture e il nostro governo si è posto l’obiettivo di eliminare i finanziamenti a pioggia in tema di politiche migratorie”.

Sono le parole pronunciate da Carlo Sibilia lo scorso 6 agosto, e richiamate dallo stesso sottosegretario M5s agli Interni in un post pubblicato martedì 2 ottobre sul blog delle Stelle.

Parole che, a poche ore dall’arresto del sindaco di Riace Domenico Lucano, accusato tra le altre cose di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, suonano come una presa di distanza non solo dalla figura di Lucano ma dal modello di integrazione a cui aveva dato vita nel comune calabrese.

“Il sistema dell’accoglienza targato Pd ha creato più indagati che integrati. Il governo del cambiamento ha dichiarato guerra al business dell’immigrazione. Nel DL sicurezza ci saranno già risposte importanti”, ha continuato Sibilia nel suo post.

Sibilia definisce il business dell’immigrazione “un’economia drogata che ha avuto ripercussioni folli sulle casse dei comuni, alcuni dei quali hanno trascurato servizi essenziali come rifiuti, mensa scolastica, trasporto pubblico per concentrarsi sugli appetitosi finanziamenti a pioggia”.

“Con noi finisce tutto questo. Ora le cooperative avranno l’obbligo di rendicontare i fondi ricevuti fino all’ultimo centesimo”.

Proprio lo scorso agosto, dopo le dichiarazioni polemiche di Sibilia sul modello Riace, Domenico Lucano aveva replicato al sottosegretario M5s: “Perché il sottosegretario non viene qui prima di parlare della nostra esperienza?”, aveva detto Lucano.

“In realtà – aveva aggiunto – i tanti migranti che vivono ormai da anni a Riace non se ne vogliono andare da qui malgrado siano ormai due anni che non ricevono un soldo. E questa è la migliore risposta all’affermazione secondo cui Riace è solo business”.

Con le dichiarazioni di Sibilia, il Movimento Cinque Stelle si smarca definitivamente da tutto ciò che il modello Riace rappresenta, rimarcando una sostanziale condivisione della linea politica di Salvini e della Lega sul tema dell’immigrazione.

Domenico Lucano, sindaco di Riace, è agli arresti domiciliari dall’alba di martedì 2 ottobre 2018. Lucano è accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Locri, verte sulla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico.

Nell’ambito dell’operazione, denominata “Xenia”, è stato disposto anche il divieto di dimora per la compagna del sindaco, Tesfahun Lemlem, nell’ambito dell’operazione .

Domenico Lucano (chi è) era indagato dalla Procura di Locri per abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in relazione alla gestione del sistema di accoglienza.

Insieme a lui era indagato anche Fernando Antonio Capone, presidente dell’associazione “Città Futura-don Pino Puglisi”.

Lucano è considerato un simbolo dell’accoglienza dei migranti. Per il suo rivoluzionario modello, che ha permesso al piccolo Comune calabrese di rinascere, il sindaco era stato inserito da Fortune nel 2006 tra i 50 uomini più influenti al mondo.

Ad agosto 2018 il primo cittadino aveva iniziato uno sciopero della fame contro il taglio dei fondi destinati ai progetti di accoglienza. In occasione del Riaceinfestival, aveva detto: “Riace è un messaggio pericoloso perché dimostra che l’accoglienza è possibile”.

Nella sua battaglia per un sistema d’accoglienza diverso, ha spesso incontrato le ostilità del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, che lo aveva definito “uno zero”.

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