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Liliana Segre: “Oggi i segnali dell’odio che c’era allora, sono contenta di essere stata vittima e non carnefice”

Liliana Segre. Credit: Getty Images

La senatrice a vita, 88 anni, sopravvissuta ad Auschwitz, è ospite dell'Arena Robinson alla manifestazione Più Libri Più Liberi

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 10 Dic. 2018 alle 10:42 Aggiornato il 10 Dic. 2018 alle 10:43

“Esiste un filo comune tra il razzismo che cominciò a inquinare una paese bonario e tollerante come l’Italia allora e quello che accade nei nostri giorni”. Così Liliana Segre mette in guardia dal rischio del ritorno del fascismo, ospite all’Arena Robinson durante la manifestazione Più Libri Più Liberi.

La senatrice a vita, 88 anni, sopravvissuta ad Auschwitz, parla a una platea fatta soprattutto di giovani. Parte dalla sua giovinezza e del fascismo che ha cambiato la vita sua e della sua famiglia per sempre. In quel momento, spiega Liliana Segre, “in pochissimi fecero una scelta diversa, dissero no al fascismo che montava, erano come eroi. Poi, dopo la guerra, dopo la tragedia degli ebrei, si scoprì che praticamente nessuno era stato fascista, c’era stata una sorta di lavaggio delle coscienze”.

“E subito dopo la guerra i sentimenti di intolleranza non erano assolutamente di moda, a nessuno veniva più in mente di discriminare altre religioni, altre razze”, racconta ancora la sopravvissuta. Ma qualcosa a un certo punto è cambiata: “Il tempo è passato e questi sentimenti di fascistizzazione stanno riemergendo e stavolta nel mirino per prima cosa c’è il colore della pelle. Un’avversione, una discriminazione che evidentemente a tanta distanza di tempo viene permessa, non suscita tanto scandalo, non muove vivaci  e doverose reazioni. Di nuovo vedo complici, aguzzini e comunque tanta gente indifferente”, spiega ancora.

La prima proposta di legge di Liliana Segre è stata quella di istituire una “commissione parlamentare di controllo e di indirizzo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”. Perché, spiega la senatrice, “con tutto l’odio che ho visto e ho provato sulla mia carne allora e di cui rivedo segnali oggi, resto comunque contenta di essere stata una vittima e non una dei carnefice”.

 

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