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Il direttore di Libero: “Vi spiego perché abbiamo fatto quel titolo”

In un lungo editoriale Pietro Senaldi risponde alle critiche lanciate contro il giornale che in prima pagina ha titolato "Calano Pil e fatturato, ma aumentano i gay"

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 24 Gen. 2019 alle 13:18 Aggiornato il 24 Gen. 2019 alle 13:20

Sull’edizione del 24 gennaio 2019 del quotidiano Libero il direttore Pietro Senaldi ha provato a spiegare il contestatissimo titolo in prima pagina del giorno prima, “Calano fatturato e Pil Ma aumentano i gay”.

“Ero convinto che la notizia di cui preoccuparsi fosse quella economica, alla prima riga. Invece che il Paese vada in malora pare non interessi a nessuno, è scoppiato un putiferio sulla seconda parte, che ha scatenato l’ira della fazione grillina del governo, delle associazioni omosessuali e della nutrita schiera di benpensanti di cui il Paese abbonda, tutti specializzati a sentenziare senza prima leggere, in base ai pregiudizi che hanno in testa e ai dettami del politicamente corretto”, scrive Senaldi.

Il direttore assicura che “l’aumento della comunità omo” (…) “a noi non fa né caldo né freddo”: “La riteniamo semplicemente una notizia da dare perché segna un’importante mutazione della nostra società”, spiega. “L’omofobia ce l’ha in testa chi ci critica, senza neppure averci letto”.

“Ci processano perché abbiamo detto che sono in crescita gli omosessuali. Dove sta l’offesa? È fattuale, taglierebbe corto Crozza”, scrive il direttore di Libero.

“Eravamo fiduciosi che fosse una statistica che facesse piacere alla comunità gay, tant’è che il caporedattore di Gaynews, Francesco Lepore, che abbiamo intervistato sull’argomento, l’ha commentata con entusiasmo”.

Secondo Senaldi, “il nostro titolo non offende e non ghettizza”. “Non si può più scrivere gay sui giornali? Ce lo dicano, ci adegueremo, a patto che valga per tutti. Ma a quel punto ci ritroveremmo in Iran, dove se qualcuno enfatizzasse che i gay aumentano finirebbe sulla forca, non in una democrazia occidentale”, sottolinea il giornalista.

L’editoriale arriva poi al punto più discusso: “Ci fanno notare: che nesso c’è tra il calo del fatturato e del Pil e l’ aumento dei gay? Nessuno diretto, e infatti nella titolazione non abbiamo legato le due notizie con un rapporto causa-effetto. Abbiamo scattato una fotografia del Paese, specificando nel sommario che l’Italia è economicamente a terra e gli omosessuali sono gli unici a non sentire la crisi, tant’è che aumentano”.

“Non piace il titolo? Non comprateci, ma lasciateci in pace”, scrive il direttore di Libero. Che poi se la prende con il Movimento Cinque Stelle.

“In particolare ci attaccano i grillini. Si starebbero attivando per tagliare immediatamente ogni tipo di contributo a Libero. ‘Bisogna stare sul mercato’, dicono. Ma in realtà tolgono i soldi solo a chi li critica e li aumentano a chi canta nel loro coro, come le radio, e per noi studiano leggi speciali, sullo stile di quelle per gli ebrei negli anni Trenta”.

“Cari governanti”, scrive Senaldi nelle ultime righe del suo editoriale, “delle due una: o Libero è un giornalaccio che non vale nulla, come dite, e allora non si capisce perché ve ne curiate così tanto, oppure vi dà fastidio, perché non vi piace quel che dice, e perciò che gli muoviate guerra dai vostri scranni di governo configura un attacco alla libertà di stampa e alla Costituzione”.

“Da alfieri della democrazia diretta, dovreste fare di tutto perché sopravviva, per difendere, con la nostra, la vostra libertà, come diceva Voltaire, che aveva un pensiero più raffinato di Rousseau”.

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