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La lettera di Grillo a Napolitano del 2011 per lo spread troppo alto: “L’Italia è vicina al default”

Il fondatore del Movimento 5 stelle inviò nel 2011 un appello al presidente della Repubblica perché intervenisse per salvare il paese dalla crisi economica

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 20 Ott. 2018 alle 11:27 Aggiornato il 20 Ott. 2018 alle 11:39

La settimana finanziaria si è chiusa con lo spread a 314 dopo aver raggiunto i 340 punti, la quota più alta degli ultimi 5 anni determinata dai timori generati dalla manovra approvata dal governo Lega-M5S. (cos’è lo spread)

Più volte i vicepremier hanno ribadito di non essere interessati all’opinione dell’Ue e tantomeno dei mercati, ma non è sempre stato così. Almeno non per i 5 Stelle e il suo fondatore, Beppe Grillo.

Proprio lui, infatti, inviò una lettera all’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando il 29 luglio 2011 lo spread raggiunse quota 339 punti.

“Spettabile presidente, quasi tutto ci divide, tranne il fatto di essere italiani e la preoccupazione per il futuro della nostra nazione. L’Italia è vicina al default, i titoli di Stato, l’ossigeno (meglio sarebbe dire l’anidride carbonica) che mantiene in vita la nostra economia, che permette di pagare pensioni e stipendi pubblici e di garantire i servizi essenziali, richiedono un interesse sempre più alto per essere venduti sui mercati”, scrive Beppe Grillo.

“Interesse che non saremo in grado di pagare senza aumentare le tasse, già molto elevate, tagliare la spesa sociale falcidiata da anni e avviare nuove privatizzazioni. Un’impresa impossibile senza una rivolta sociale”.

“La Deutsche Bank ha venduto nel 2011 sette miliardi di euro dei nostri titoli. È più di un segnale: è una campana a martello che ha risvegliato persino Romano Prodi dal suo torpore”.

“Il governo è squalificato, ha perso ogni credibilità internazionale, non è in grado di affrontare la crisi che ha prima creato e poi negato fino alla prova dell’evidenza”, scriveva Grillo riferendosi all’allora governo Berlusconi.

“Le banche italiane sono a rischio, hanno 200 miliardi di euro di titoli pubblici e 85 miliardi di sofferenze, spesso crediti inesigibili. Non sono più in grado di salvare il Tesoro con l’acquisto di altri miliardi di titoli, a iniziare dalla prossima asta di fine agosto. Ora devono pensare a salvare se stesse”.

“In questa situazione lei non può restare inerte”, ammonisce il fondatore dei 5 Stelle.

“Lei ha il diritto-dovere di nominare un nuovo presidente del Consiglio al posto di quello attuale. Una figura di profilo istituzionale, non legata ai partiti, con un l’unico mandato di evitare la catastrofe economica e di incidere sulla carne viva degli sprechi”.

Un governo tecnico, quindi, che salvi le sorti economiche del paese perché “gli italiani, io credo, sono pronti ad affrontare grandi sacrifici per uscire dal periodo che purtroppo li aspetta, ma solo a condizione che siano ripartiti con equità e che l’esempio sia dato per primi da coloro che li governano. Oggi non esiste purtroppo nessuna di queste due condizioni”.

“Credo che lei concordi con me che con questo governo l’Italia è avviata al fallimento economico e sociale e non può aspettare le elezioni del 2013. L’articolo 88 della Costituzione le consente di sciogliere le Camere. Lo usi se necessario per imporre le sue scelte prima che sia troppo tardi”.

Passa qualche mese dall’invio della lettera a Napolitano e Grillo sul suo blog scrive che “lo spread ha sostituito il corpo elettorale. Il colpo di spread al posto del vecchio colpo di Stato. Nessuno rimpiange Berlusconi, ma tutti dovremmo rimpiangere la democrazia”.

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