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Legittima difesa, stop alla legge per le “armi facili”: il dietrofront di Salvini dopo le polemiche

Salvini festeggia l'approvazione da parte del Senato dell'approvazione del ddl sulla legittima difesa ANSA/ALANEWS
Di Daniele Nalbone
Pubblicato il 29 Mar. 2019 alle 10:08 Aggiornato il 29 Mar. 2019 alle 11:53

Ora che la legittima difesa è realtà, la Lega punta a rendere più facile l’acquisto delle armi da fuoco.

L’intento del Carroccio è dichiarato direttamente nella relazione che accompagna l’articolato della nuova proposta di legge: “Rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale, aumentando da 7,5 a 15 joule il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non è necessario il porto d’armi”.

La prima firmataria è la deputata Vanessa Cattoi, trentina eletta nel collegio uninominale di Rovereto, un tempo “feudo” del centrosinistra.

“Procurarsi un’arma da fuoco, nel nostro Paese non è un’operazione molto semplice, almeno per chi vuole farlo nel rispetto delle norme vigenti”, è l’analisi di partenza della deputata del Carroccio.

>>> Cosa cambia con la legge sulla legittima difesa

“Le licenze concesse per la detenzione di armi in casa”, spiega, “sono poco più di 5 milioni, il che significa che un italiano su dieci è in condizioni di utilizzare un’arma, anche se il numero delle licenze che consentono a coloro che le acquistano di portarle con sé è largamente inferiore. Non solo, ma in Italia esistono norme molto restrittive anche sull’acquisto di cartucce e di munizioni”.

Ai sensi della normativa vigente, sono considerate armi comuni da sparo, oltre ai fucili, alle rivoltelle e alle pistole a funzionamento semiautomatico, anche – spiega Vanessa Cattoi – le armi denominate “da bersaglio da sala”, quelle ad emissione di gas, nonché quelle ad aria compressa o gas compressi, i cui proiettili eroghino un’energia cinetica superiore a 7,5 joule.

Di fatto l’obiettivo della deputata del Carroccio è fare in modo che per acquistare un’arma dotata di potenza inferiore le procedure diventino molto semplificate: sarà sufficiente aver compiuto la maggiore età ed esibire un documento d’identità in corso di validità.

Ma Luigi Di Maio, su Facebook, stoppa tutto: “Mettiamo un attimo i puntini sulle i: io un Paese con la libera circolazione delle armi non lo voglio. Non lo vuole il MoVimento 5 Stelle e sono sicuro non lo vogliano nemmeno gli italiani”.

“Se mai un giorno avrò la fortuna di avere un figlio, voglio che vada a scuola sereno e tranquillo, che da adolescente passi il tempo a studiare e a viversi la vita, non che trovi il modo di comprarsi facilmente una pistola. Abbiamo fin troppi problemi da risolvere in questo Paese, non aggiungiamone altri”, aggiunge Di Maio.

“C’è una proposta di legge firmata da 70 deputati in Parlamento che punta a facilitare l’acquisto di armi per la difesa personale. Nessun eletto del MoVimento la voterà. Nessuno! Anche perché più sicurezza non vuol dire certo più armi in strada, al contrario”.

Dopo la diffusione della notizia e le conseguenti polemiche, anche Matteo Salvini è stato costretto a stoppare l’iniziativa del suo partito.

“Non arriverà nessuna proposta in Parlamento sulla maggior diffusione delle armi”, comunica il ministro dell’Interno.

“Legittima difesa, per quanto mi riguarda, non significa maggiore diffusione di armi”, ha detto il Ministro dell’Interno prima di un incontro col Prefetto di Milano Renato Saccone.

“Per me la partita si è chiusa ieri. Di Maio dice che non voterà una legge sulle armi facili? Non avrà problemi perché non ci sarà nessuna votazione da fare in Parlamento. Di Maio si occupi e preoccupi di quello che arriva in Parlamento. Non arriverà’ nessuna una proposta in parlamento sulla maggiore diffusione delle armi”.

“Non voglio in giro nemmeno mezza pistola in più”, ha insistito Salvini, “quindi invito l’amico Di Maio a occuparsi di quello che il Parlamento fa e farà, non di quello che non è all’ordine del giorno”.

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