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41 anni fa la legge Basaglia chiudeva i manicomi in Italia

Credit: Raymond Depardon

Il 13 maggio 1978 veniva approvata la legge Basaglia, con cui veniva riformato il sistema dell'assistenza psichiatrica. Ecco di che si tratta e perché è considerata una rivoluzione

Di Laura Melissari
Pubblicato il 13 Mag. 2019 alle 09:17 Aggiornato il 13 Mag. 2019 alle 09:50

Il 13 maggio 1978 in Italia veniva approvata la cosiddetta legge Basaglia, la legge 180, che riformava l’organizzazione dell’assistenza psichiatrica, proponendo un superamento della logica dei manicomi.

Negli ultimi 41 anni sono stati 20 milioni gli italiani curati fuori dai manicomi, in strutture più adeguate e con cure mediche più appropriate, secondo la Società italiana di psichiatria (Sip).

L’Italia di fatto è l’unico paese al mondo, sostiene la Sip, che ha effettivamente superato le “Istituzioni totali”, giungendo alla definitiva chiusura dei manicomi e degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

In Italia inoltre, ci si è anche dotati di un assetto giuridico-normativo a tutela dei diritti delle persone affette da disturbi mentali, tra i più avanzati al mondo.

L’approvazione della legge Basaglia

La legge sui trattamenti sanitari volontari e obbligatori prende il nome dal nome del promotore della riforma, lo psichiatra Franco Basaglia.

La portata storica dell’approvazione di quella legge quadro fu grandissima, dal momento che impose la chiusura degli istituti psichiatrici e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio.

La nuova impostazione era basata sul rifiuto dei manicomi come unica via al trattamento dei pazienti psichiatrici.

I manicomi erano luoghi in cui la qualità della vita dei pazienti e spesso anche la loro dignità non era tenuta in considerazione e dove venivano usate terapie invasive, come l’elettroshock.

Vi erano fino a 2000 persone per ciascun istituto, e l’obiettivo era non tanto quello di curare quanto piuttosto quello di “rinchiudere”, tenere i “matti” lontani dal resto del mondo.

La legge di fatto rimase in vigore solo per pochi mesi, dal momento che il 23 dicembre 1978 la maggior parte degli articoli confluirono nella legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale.

La legge precedente alla Basaglia era una norma del 1904 estremamente rigida, che permetteva che fossero internate tantissime tipologie di persone, senza particolari controlli.

Secondo molti esperti, i manicomi svolgevano un ruolo di controllo sociale nei confronti di chi si trovava ai margini della società, includendo delinquenti, prostitute o omosessuali, data la facilità con cui era possibile internare una persona.

Nel periodo fascista il manicomio fu una sorta di “arma” per i dissidenti politici che venivano allontanati dalla società e controllati.

La cura dei disturbi psichiatrici in Italia oggi

Secondo i dati della Società italiana di psichiatria, sono circa 800mila le persone assistite ogni anno nei dipartimenti di salute mentale (pari all’1,5 cento della popolazione adulta).

Di questi circa il 20 per cento degli utenti ha problemi di schizofrenia o altri disturbi mentali dello spettro autistico, il 31 per cento ha disturbi dell’umore (soprattutto depressione maggiore e disturbo bipolare), il 13,5 per cento degli utenti soffre di disturbi nevrotici (disturbo ossessivo compulsivo, stress post traumatico, di panico o da ansia).

Sono in aumento gli utenti con disturbi della personalità (circa il 7 per cento), altri disturbi psichici e che fanno uso di sostanze (circa il 18%), da quelle tradizionali quali alcol, eroina, cocaina, cannabis, alle nuove dipendenze, per esempio, da cannabinoidi e psicostimolanti sintetici.

Nonostante i grandi passi avanti fatti negli ultimi anni, in Italia la situazione dell’assistenza psichiatrica non è delle più rosee.

“I numeri delle malattie mentali sono in costante aumento”, avverte la Sip, “e tra poco più di 10 anni supereranno quello delle malattie cardiovascolari collocandosi al primo posto a livello mondiale. Ma le risorse investite nel settore dell’assistenza psichiatrica sono state inversamente proporzionali”.

Oggi l’Italia è al ventesimo posto posto in Europa sia come numero di psichiatri sia come spesa per la salute mentale, che è pari a circa il 3,5 per cento della spesa sanitaria a fronte di numeri doppi o tripli di paesi come Francia, Germania e Regno Unito dove tale spesa si colloca al 10-15 per cento.

A 41 anni dalla Legge Basaglia sono ancora molte le criticità e i problemi da risolvere nell’ambito dei Servizi di salute mentale, sostiene la Società italiana psichiatri.

Il personale che lavora nei servizi di salute mentale in Italia conta circa 31 mila operatori. Ma su 21 regioni e province autonome, in 14 si è al di sotto dello standard, specialmente nel Centro Sud, spiegano ancora.

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