Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
Home » News

Velo islamico, la proposta di legge della Lega: multe a chi lo indossa, carcere a chi costringe a portarlo

Credit: Getty Images

La Lega deposita una proposta di legge per sanzionare le donne che indossano burqa e niqab

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 2 Ott. 2018 alle 10:17 Aggiornato il 2 Ott. 2018 alle 10:50

La Lega torna a parlare di sanzioni alle donne che indossano burqa e niqab – copricapi tradizionali della cultura musulmana, forte simbolo identificativo – in luoghi pubblici e lo fa in un disegno di legge appena depositato che prevede multe per le donne e carcere per chi le costringe a indossare il velo.

Il deputato leghista Nicola Molteni, oggi sottosegretario agli Interni, ha presentato in Parlamento una proposta di legge che mira a vietare l’uso del velo islamico nei luoghi pubblici. La proposta di legge di Nicola Molteni, attualmente al vaglio della commissione Affari Costituzionali della Camera, si compone di tre articoli totali e si rifà all’attuale modello francese.

Nella relazione allegata, l’onorevole Molteni ha spiegato che “la presente proposta di legge mira, invece, a introdurre nel nostro ordinamento giuridico un divieto esplicito a indossare in luogo pubblico o aperto al pubblico indumenti atti a celare il volto, non soltanto per motivi di ordine pubblico e sicurezza, ma anche come nel caso del burqa e del niqab, in quanto considerati atteggiamenti inconciliabili con i princìpi fondamentali della Costituzione, primo fra tutti il rispetto della dignità della donna”.

Nell’articolo 1 della proposta di legge si legge che “limitatamente all’uso di indumenti o accessori di qualsiasi tipo, compresi quelli di origine etnica e culturale, quali il burqa e il niqab, se il fatto è di lieve entità e non risulta commesso in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico, si applica la pena dell’ammenda da mille a 2mila euro”.

L’articolo 2 della proposta di legge, invece, si propone di introdurre una nuova fattispecie di reato nel codice penale e il carcere per chi costringe una donna ad indossare il velo islamico: “Art. 612-ter (Costrizione all’occultamento del volto). – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da uno a due anni e con la multa da euro 10.000 a euro 30.000, chiunque costringa taluno all’occultamento del volto con violenza, minaccia o abuso di autorità ovvero in modo da cagionargli un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare nella persona un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto. La pena è aumentata della metà se il fatto è commesso a danno di minore o di una donna o di persona disabile di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104”.

All’articolo 3, invece, la proposta di Molteni riporta: “Art. 23-bis. – 1. Preclude l’acquisto della cittadinanza la condanna in via definitiva per il reato di cui all’articolo 612-ter del codice penale”. Quindi, di fatto, chi verrebbe condannato in via definitiva per “Costrizione all’occultamento del volto” non potrà più acquisire la cittadinanza italiana.

Un simbolo identificativo

Nel mondo musulmano è diventato un forte simbolo identificativo, sebbene sciarpe e veli di diversi colori e forme fossero consuetudine in innumerevoli culture prima che l’Islam nascesse. Il Corano indica alle donne di “coprire i loro ornamenti”, facendo leva sul pudore e la castità, pur non menzionando esplicitamente l’obbligo di indossare un velo. Oggi, la maggioranza delle donne indossa il velo, secondo la tradizione culturale e religiosa del paese di riferimento.

In Occidente si confondono spesso i tipi di veli, ma in realtà sono molti, e molto diversi tra loro. La questione del velo è oggi particolarmente accesa in Europa, dove tanti paesi hanno avanzato la proposta di vietare il velo integrale per varie ragioni, tra cui quella della sicurezza. In molti casi, come in Iran, l’obbligo di indossare il velo è stato introdotto solo di recente.

Leggi l'articolo originale su TPI.it
Mostra tutto
Exit mobile version