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Le discriminazioni degli indigeni

Nella Giornata mondiale dei diritti umani sono ancora molti i popoli indigeni nel mondo che vivono sotto minaccia

Di Caterina Michelotti
Pubblicato il 10 Dic. 2014 alle 19:15

Il 10 dicembre si celebra ogni anno la Giornata mondiale dei diritti umani.

Sono ancora molti, nel mondo, i popoli indigeni che vivono sotto minaccia. Essendo gruppi poco numerosi, minoranze all’interno dei Paesi in cui abitano, le loro proteste vengono spesso ignorate dai media internazionali.

Survival International, la Ong a difesa dei popoli indigeni nel mondo, ha stilato una lista do quelli che subiscono violenze.

I Guarani in Brasile

La portavoce della tribù dei Guarani, Marinalva Manoel, è stata violentata e uccisa a pugnalate. Il suo corpo è stato trovato a bordo di una superstrada lo scorso novembre. L’attivista lottava per il ritorno del suo popolo in una zona del Brasile da cui era stato sfrattato.

Due settimane prima, la donna aveva raggiunto Brasilia insieme a una delegazione di leader Guarani per chiedere che fosse restituita la terra ancestrale alla tribù.

Gli Jumma in Bangladesh

L’attivista per i diritti degli Jumma, Timir Baran, è stato torturato e ucciso ad agosto nell’agosto del 2014,sulle colline Hill Tracts, nel sudest del Bangladesh. Si trovava sotto la custodia dell’esercito bengalese.

La sua tribù pratica l’agricoltura a rotazione da sempre, quindi è abituata a cambiare terra regolarmente. Il governo del Bangladesh ha iniziato a usare gli appezzamenti lasciati a riposo per inviarvi i coloni bengalesi più poveri.

Gli jumma hanno così perso i diritti su molte delle loro terre nell’area che abitano. Ogni volta che protestano, subiscono le repressione dei militari, deuncia Survival International,

Gli Asháninka in Perù

Quattro leader Asháninka, che lottavano contro il disboscamento nella foresta amazzonica, sono stati trovati morti lo scorso settembre con ferite d’arma da fuoco sul corpo. Il ministro della Cultura peruviano ha dichiarato che un team governativo si recherà ad Alto Tamaya-Saweto, lungo le sponde del fiume Tamaya al confine tra Perù Brasile, per indagare sugli omicidi.

I popoli del Papua Occidentale

Il corpo senza vita di Martinus Yohame è stato ritrovato in mare lo scorso agosto, imprigionato in una sacca e ferito da numerosi colpi di proiettile. Dall’annessione della provincia indonesiana Papua Occidentale all’Indonesia, nel 1969, si stima che siano morte 100mila persone.

Gli indigeni dell’Amazzonia

Lo scorso giugno un gruppo di indigeni che vive nell’Amazzonia brasiliana ha raggiunto il confine con il Perù. Stavano fuggendo dagli attacchi di trafficanti di droga e taglialegna illegali. A trovarli è stata la tribù degli Asháninka, che vive vicino al fiume Envira, nel Brasile occidentale.

Il governo brasiliano ha fatto sapere che gli indigeni sono stati riportati nella foresta ancestrale e che il Brasile riaprirà l’avamposto di controllo sul fiume Envira, chiuso nel 2011 dopo l’attacco dei trafficanti di droga.

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