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Le autorità egiziane stavano indagando sul conto di Giulio Regeni prima del suo assassinio

Si tratta della prima ammissione del fatto che Regeni era stato monitorato dai servizi di sicurezza del Cairo, dall'inizio delle indagini sulla sua morte

Di TPI
Pubblicato il 10 Set. 2016 alle 14:51

La polizia egiziana stava indagando su Giulio Regeni poco prima del suo rapimento e assassinio, riferiscono i pubblici ministeri egiziani e italiani. Ma l’inchiesta sul suo conto era stata abbandonata dopo aver appurato che il ricercatore italiano non rappresentava alcuna minaccia, hanno aggiunto. Si tratta della prima ammissione del fatto che Regeni era stato monitorato dai servizi di sicurezza del Cairo, dall’inizio delle indagini sulla sua morte. 

Il suo corpo, con evidenti segni di tortura, era stato trovato nei pressi del Cairo lo scorso 3 febbraio. 

Giulio Regeni, ricercatore di Cambridge, al momento della sua scomparsa, stava portando avanti una ricerca sui sindacati, un argomento politicamente sensibile in Egitto. 

Nessuno è stato arrestato per la morte di Regeni sebbene a marzo le autorità egiziane avevano dichiarato di aver trovato una banda criminale responsabile del suo rapimento e del suo omicidio. Tutti i membri della banda sono stati uccisi in uno scontro a fuoco, avevano detto le autorità.

“La polizia aveva sondato le attività di Regeni per tre giorni prima di concludere che le sue ricerche non rappresentavano alcuna preoccupazione per la sicurezza nazionale”, si legge in una dichiarazione congiunta, firmata dai pm egiziani e italiani. Il Procuratore Generale d’Egitto ha riferito “di aver accertato che la Polizia del Cairo, in data 7 gennaio 2016, ha ricevuto dal Capo del sindacato indipendente dei rivenditori ambulanti un esposto su Giulio Regeni a seguito del quale la Polizia ha eseguito accertamenti sull’attività dello stesso. All’esito delle verifiche “durate tre giorni, non è stata riscontrata alcuna attività di interesse per la sicurezza nazionale e, quindi, sono cessati gli accertamenti”. 

Intanto in queste ore il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha telefonato ai genitori di Giulio Regeni, rinnovando loro la sua personale vicinanza e di tutto il Governo. 

Nei giorni scorsi a Roma i procuratori egiziani e italiani si erano infatti incontrati per fare il punto sulle indagini e l’incontro si era concluso con un “rinnovato impegno da parte dei due uffici a proseguire nello scambio di atti e informazioni al fine di pervenire all’obiettivo comune e cioè accertare la verità sulla morte di Giulio Regeni”, si legge nella nota congiunta del procuratore generale dell’Egitto, Nabeel Sadek, e il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. 

Il procuratore generale dell’Egitto, Nabeel Sadek, ha espresso inoltre la volontà di incontrare a breve i genitori di Regeni. 

I pubblici ministeri egiziani e italiani stanno cercando di recuperare i filmati di telecamere a circuito chiuso installate in una stazione della metropolitana dove si pensa che Regeni potrebbe essere entrato prima di essere rapito. La polizia inizialmente aveva suggerito che Regeni era stato ucciso in un incidente stradale. L’autopsia italiana aveva però rivelato che il suo corpo era coperto di tagli e aveva numerose ossa rotte, suggerendo che era stato colpito con “pugni, bastoni e martelli”.

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