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L’imprenditore che fuggì in Polonia

Businessweek racconta la storia dell'imprenditore italiano che ha spostato la sua fabbrica in Polonia senza dire nulla agli operai

Di Anna Ditta
Pubblicato il 24 Set. 2013 alle 08:51

Ai primi di agosto Fabrizio Pedroni ha augurato delle buone vacanze estive ai suoi impiegati e ha detto loro di tornare a lavoro dopo 3 settimane.

Quella notte ha iniziato a smantellare la sua fabbrica di resistenze elettriche nel nord Italia (Firem) e a imballare i macchinari per trasportare tutto in Polonia. Undici giorni dopo, notando dei movimenti strani intorno all’edificio, alcuni operai hanno bloccato l’ultimo camion carico e trovato il capannone vuoto.

Il loro destino è ancora incerto adesso, ma il caso ha destato attenzione a livello nazionale e non solo. Anche il settimanale economico americano Businessweek ha riportato la notizia.

Il giornale racconta che l’industria era stata fondata dal nonno di Pedroni poco dopo la seconda guerra mondiale e che la decisione di spostarsi all’estero sarebbe stata necessaria a causa della competizione delle imprese a basso costo in Europa orientale, del lavoro non competitivo in Italia e delle tasse elevate.

“La verità è che volevo che la mia azienda sopravvivesse”, si è giustificato Fabrizio, “e non c’erano le condizioni giuste perché operassi in Italia più a lungo.” La Firem ha registrato vendite per circa 3 milioni di euro l’anno scorso ma, secondo quanto riportato dall’imprenditore, non ha ottenuto profitti dal 2008. Citando il rapporto del Forum Economico Mondiale sulla competitività, Businessweek riporta che l’Italia è al 128esimo posto, subito dopo il Burkina Faso, mentre la Polonia si piazza a un discreto 39° posto.

Se Fabrizio avesse detto ai suoi impiegati del piano di spostare l’attività all’estero, loro avrebbero probabilmente occupato la sua fabbrica e lui era deciso a evitarlo a tutti i costi. Adesso l’imprenditore ha ricevuto delle minacce anonime, ma non tornerà indietro. Sostiene che altre soluzioni avrebbero probabilmente condannato la sua azienda. “Io non voglio fare più profitto, voglio solo iniziare a fare di nuovo profitto”, ha detto. Per mostrare la sua buona volontà, ha portato cinque lavoratori italiani di fiducia in Polonia, chiedendo loro di non dire agli altri del piano.

Matteo Richetti, membro del Partito democratico, ha detto al Parlamento lo scorso 19 agosto che la mossa della Firem è “clandestina a dir poco”, aggiungendo: “Io sono a favore della libertà di mercato e questo significa che è possibile spostare la propria azienda dove si vuole, ma questo deve avvenire dopo aver informato il personale e la comunità locale.”

Nei 10 anni successivi al 2001, circa 27.000 aziende italiane, ciascuna con un fatturato annuo di oltre 2,5 milioni di euro, hanno spostato la produzione all’estero, stando a quanto dice l’Associazione italiana delle piccole imprese. Secondo l’Istituto del commercio estero italiano nel 2011 gli italiani controllavano 737 aziende in Polonia. Il Paese, l’unico nell’Unione europea a evitare la recessione, si espanderà 1,1 per cento quest’anno, secondo la banca centrale polacca. Secondo un sondaggio degli economisti di Bloomberg, l’economia italiana nel 2013 è invece destinata a ridursi dell’1,8 per cento.

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