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Il problema non è la legittima difesa, ma chi vuole a tutti i costi possedere un’arma

Con la legge sulla legittima difesa i cittadini godranno di maggiori tutele quando utilizzeranno le armi per difendersi dai ladri. Ma cosa nasconde questa legge?

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 5 Mag. 2017 alle 17:50

Il 4 maggio 2017 la Camera ha dato il primo sì alla legge sulla legittima difesa, che ora passa al Senato.

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Secondo il nuovo testo, la legittima difesa si applicherà alle aggressioni commesse in casa, in ufficio o in negozio di notte e con l’utilizzo della violenza, della minaccia e dell’inganno.

Il turbamento psichico causato dall’aggressione è considerato dalla norma una motivazione di esclusione di colpa in caso di reazione violenta della vittima. Ci dovrà comunque essere equilibrio tra difesa, offesa e pericolo. 

Lo Stato inoltre coprirà le eventuali spese legali per chi ha esercitato una difesa legittima a partire dalla proporzionalità tra il pericolo e la reazione. 

Se un ladro o un aggressore si introduce in un’abitazione, azienda o ufficio privati, di notte, utilizzando violenza di qualsiasi genere, sottopone la vittime a un forte stress psichico derivante dalla situazione di pericolo per la propria vita o quella dei propri cari. Se in questa situazione di turbamento emotivo si arriva a utilizzare un’arma contro l’aggressore, allora è legittima difesa e non più eccesso della stessa.

Possiamo sparare a un aggressore ammesso che questo abbia turbato la nostra psiche – e a quel punto sarà difficile provare il contrario dinanzi a qualunque giudice – e che questa persona abbia violato la nostra proprietà esclusivamente dopo il calar della luce.

Sarà molto dura stabilire se ci si troverà dinanzi a legittima difesa per tutti quei casi consumati al tramonto, ossia la sottile linea che separa il giorno dalla notte, e per tutti i casi consumati all’alba.

Se il ladro si introduce, poniamo il caso, negli ultimi minuti che precedono l’alba e noi ce ne accorgiamo quando il primo raggio di sole ha fatto capolino dalla finestra, saremo liberi di difenderci con un colpo di pistola? Sarà legittima difesa considerando il momento in cui il ladro si è introdotto in casa, o finiremo in carcere perché si prende in considerazione l’istante preciso in cui vi è l’incontro tra vittima e aggressore?

La questione provoca una certa ilarità. Ma se da un lato va detto che il nostro codice penale, bene o male, garantiva e ha sempre garantito protezione per le vittime, oggi la nuova legge sembra voler incentivare – in modo forse meno velato – l’utilizzo delle armi da parte dei privati cittadini.

Ricordiamo che in Italia l’uso delle armi è estremamente controllato. Al di là di chi porta la divisa, sono pochissime le categorie che possono possedere, e ancora meno portarsi in giro, una pistola o un fucile. Eppure negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Il numero di licenze per armi è aumentato. Nel 2015 ne sono state rilasciate 1.265.484.

Un’enormità, se si considera che solo tre anni prima erano poco più di un milione. 

Stiamo diventando un paese che si arma perché i cittadini non si sentono difesi dalle forze dell’ordine? 

Sembrerebbe di sì. A fronte di 1.265.484 armi registrate dalla polizia nel 2015, uno studio di GunPolicy.org stima un numero reale di armi, fra legali e illegali, che si aggira intorno ai 7 milioni.

La trasformazione in atto non va presa sotto gamba.

Se prendiamo i dati più recenti in questo settore, che risalgono al 2012, le statistiche delle morti dovute alle armi da fuoco sono sconfortanti. L’Italia è a metà classifica in Europa per quel che riguarda la media di armi per cento abitanti (11,9).

A questo punto, con l’impulso propulsivo regalato dalle modifiche alla legge sulla difesa personale, viene spontaneo chiedersi: quale impatto avrebbe una liberalizzazione delle armi in un paese come il nostro? 

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