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“Il contratto di governo M5S-Lega è una caccia alle streghe per i musulmani”

Roma 21 ottobre 2016, migliaia di fedeli pregavano in protesta contro la chiusura delle moschee. Credit: Alvaro Padilla / Anadolu Agency

Izzeddin Elzir, presidente delle comunità islamiche italiane, espone a TPI la preoccupazione del mondo musulmano per le nuove disposizione sui centri di preghiera islamici in Italia inserite nel contratto di governo M5S-Lega

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 22 Mag. 2018 alle 12:29 Aggiornato il 22 Mag. 2018 alle 14:45

“È preoccupante che i due partiti che in questo momento stanno formando il governo, creino dal primo giorno, discriminazione religiosa, non riconoscendo nemmeno gli articoli della nostra Costituzione dove c’è scritto che non c’è distinzione tra religione, sesso, razza, lingua e così via”.

A parlare è Izzeddin Elzir, palestinese di Hebron, 44 anni, da quattordici è imam di Firenze; ma soprattutto da quasi sette è presidente dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche italiane, la più forte e ramificata organizzazione musulmana sul nostro territorio, con un circuito di 164 moschee, da Nord a Sud.

L’imam ha commentato i punti inseriti nel contratto di governo tra Movimento Cinque Stelle e Lega ( in questo articolo abbiamo spiegato cos’è e cosa dice il contratto) esprimendo la propria preoccupazione. Il capitolo cui si fa riferimento è intitolato “Immigrazione: rimpatri e stop al business”, nel quale si dedicano alcuni paragrafi ai rapporti con le confessioni religiose. Si legge:

“Ai fini della trasparenza nei rapporti con le altre confessioni religiose, in particolare di quelle che non hanno sottoscritto le intese con lo Stato italiano, e di prevenzione di eventuali infiltrazioni terroristiche, più volte denunciati a livello nazionale e internazionale, è necessario adottare una normativa ad hoc che preveda l’istituzione di un registro dei ministri di culto e la tracciabilità dei finanziamenti per la costruzione delle moschee e, in generale, dei luoghi di culto, anche se diversamente denominati.

Inoltre, occorre disporre di strumenti adeguati per consentire il controllo e la chiusura immediata di tutte le associazioni islamiche radicali nonché di moschee e di luoghi di culto, comunque denominati, che risultino irregolari. A tale riguardo, onde garantire un’azione efficace e uniforme su tutto il territorio nazionale è necessario adottare una specifica legge quadro sulle moschee e luoghi di culto, che preveda anche il coinvolgimento delle comunità locali”.

“Questo testo continua a fare propaganda elettorale. Nel nostro paese abbiamo bisogno di un governo che governi, non che faccia propaganda politica”, commenta Izzeddin Elzir.

“Abbiamo una bellissima Costituzione ma dobbiamo attuarla, occorre una legge che aiuti tutti i cittadini. Fare una legge apposita per i musulmani e per le sale di preghiera significa discriminare. Se vogliono lavorare possiamo arrivare a costituire delle intese con le comunità islamiche, così come sono state fatte con le altre comunità religiose”.

Cosa pensa della chiusura delle moschee e delle associazioni islamiche che dovessero risultare irregolari?

Vogliono chiudere moschee secondo loro abusive, cosa vuol dire abusive? Prima va fatta una legge e poi si decide se sono abusive o no.

Grazie ai nostri avvocati siamo riusciti a far riaprire alcuni centri che erano stati chiusi in modo improprio. Si parla poi di trasparenza dei finanziamenti per la costituzione delle moschee, mi dispiace che qualcuno che sta per insediarsi al governo non sappia nemmeno cosa abbiano fatto i governi precedenti e cosa abbiamo fatto noi come comunità islamica.

A cosa si riferisce?

Abbiamo proposto al ministro Minniti un patto nazionale di cittadinanza, dove abbiamo sottolineato l’importanza della trasparenza, perciò non capisco perché questo accanimento quando la comunità islamica è la prima che cerca di rendere tutto verificabile.

Qual è l’iter burocratico per aprire una moschea?

Sintetizzando, tutto parte dall’esigenza di una comunità che ha bisogno di pregare. Si redige uno statuto, non come comunità religiosa ma come realtà culturale, proprio perché ancora non esiste un’intesa tra stato italiano e comunità islamica. Questo statuto stabilisce la regolarità dell’associazione secondo l’ordinamento giuridico italiano. Si cerca poi un luogo fisico da comprare o prendere in affitto, come associazione culturale o sociale. Le cose andranno così fino a quando il nostro Stato non matura l’idea di fare un’intesa con le comunità islamiche italiane.

Perché non si trova un’intesa?

La problematica principale emersa nel corso del tempo è che si vuole fare un’intesa con tutto il mondo islamico, si vuole trattare il mondo musulmano in modo speciale, particolare in senso negativo.

Noi vogliamo essere trattati come italiani di fede islamica. I buddisti hanno due intese, i protestanti hanno più di sei intese, non capisco perché non si possa fare con il mondo islamico.

Ci chiedono che l’associazionismo islamico sia uno soltanto, ma questo non esiste né nella nostra costituzione, né nella prassi della nostra politica.

Con il patto nazionale abbiamo sottolineato l’importanza di fare intese con il mondo musulmano.

Crede che questo contratto possa incrinare i rapporti con la comunità islamica italiana?

Il contratto di governo vuole creare allarmismo che non serve a nessuno, è una caccia alle streghe. Fino ad ora, grazie ai rapporti che ci sono tra comunità islamiche, forze dell’ordine e società civile non abbiamo subiti attentati. Ma le cose potrebbero peggiorare.

Dove non c’è libertà si vanno a crere le condizioni per quelle sacche culturali nelle quali persone malintenzionate possono stare nell’ombra. Le moschee, le sale di preghiera sono un elemento di diritto naturale ma anche di sicurezza del paese.

Vero è che al momento moltissimi centri di preghiera in Italia sono in pessime condizioni…

Questo fa parte della maturazione della collaborazione tra comunità islamica e il nostro Stato: se queste comunità avessero la possibilità di aprire sale di preghiera degna di questo scopo, tutto sarebbe molto più semplice.  Invito ad aprire un tavolo di dialogo serio per uscire da questi luoghi poco dignitosi per i fedeli e per i cittadini.

Sul contratto di governo e sul capitolo sopra menzionato, si è espresso anche il Comitato Promotore della Costituente Islamica Italiana che ha posizioni diverse rispetto a Izzeddin Elzir e che ha diffuso questo comunicato:

“Il Comitato Promotore della Costituente Islamica in Italia esprime forte preoccupazione nell’apprendere che la bozza del Contratto di Governo, tra il Movimento 5 Stelle e la Lega, nella versione pubblicata oggi da diverse testate, contiene gravi intendimenti in merito alla pratica del Culto Islamico in Italia, di per se garantito dalla Costituzione

Il solo fatto che tale pratica sia oggetto a se stante di un programma di governo costituisce un grave vulnus dello stesso art. 3 della Carta fondamentale che stabilisce essere “tutti i cittadini uguali di fronte alla legge”.

Tale materia dovrebbe piuttosto essere inquadrata in un capitolo organico su come garantire il diritto di culto di tutti i cittadini a prescindere dalla tradizione religiosa: si tratta pertanto di un evidente eccezionalismo nei confronti dei cittadini musulmani, qualcosa che, oltre a violare i diritti sanciti dalla nostra Costituzione, evoca periodi bui della Storia europea ed è pertanto inaccettabile.

Si ritrovano poi, come elevati a missione governativa, tutti i mantra islamofobici utilizzati dai media negli ultimi anni, con tutti gli errori concettuali che ne conseguono.
Si parla del culto islamico correlato all’immigrazione non considerando il milione di musulmani di cittadinanza italiana e lo si fa menzionando il terrorismo, accostamento errato e offensivo della comunità islamica italiana.

I musulmani italiani chiedono a chi governerà un atteggiamento di responsabilità e si impegnano a garantire il massimo della collaborazione con le istituzioni per il supremo bene dell’Italia”.

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