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Reddito di cittadinanza, per Inps e Istat i beneficiari saranno 2 milioni e mezzo e non 5 milioni

Di TPI
Pubblicato il 5 Feb. 2019 alle 09:10 Aggiornato il 5 Feb. 2019 alle 09:12

L’Inps e l’Istat hanno ridotto la stima della platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Saranno 2,4 milioni di persone, per 1,2 milioni di nuclei familiari, e non 5 milioni come annunciato dal governo. A dirlo è il presidente dell’Istat, Tito Boeri, durante un’audizione in parlamento.

Secondo l’Istat saranno invece 2,7 milioni. A divergere dalle stime governative è il numero dei single, che secondo la relazione tecnica sarebbero 363mila mentre secondo l’Inps e l’Istat sarebbero più di 600mila. I single sono coloro che in proporzione hanno diritto a un importo più alto e di conseguenza, le famiglie verranno penalizzate, a causa della limitatezza delle risorse complessive.

“Il modo con cui è stato messo in atto il reddito di cittadinanza favorisce le persone single e invece dobbiamo sostenere le famiglie”, ha detto Boeri.

Oltre un quarto dei beneficiari del reddito di cittadinanza saranno casalinghe, pari a 679 mila su 2,7 milioni di beneficiari totali mentre 428mila sono occupati e 613mila disoccupati.

Gli under 16 sono 515mila mentre gli studenti sono 184mila e i ritirati dal lavoro 224mila. Gli inabili al lavoro sono 63mila.

Secondo l’Istat, l’importo medio totale annuo sarà di 5.045 euro.

“Tra le famiglie potenzialmente beneficiarie si stima che 752 mila vivano nel Mezzogiorno, 333 mila al Nord e 222 mila al Centro. Calcolando le relative incidenze, si stima che le famiglie beneficiarie del Reddito di Cittadinanza siano il 9 per cento delle famiglie residenti nel Mezzogiorno, il 4,1 per cento al Centro e il 2,7 cento al Nord”, ha detto l’Istat.

Il Reddito avrà comunque un impatto positivo sulla riduzione delle disuguaglianze: “Osservando l’indice di concentrazione del Gini, per il quale valori vicino allo zero indicano una distribuzione egualitaria, risulta che il reddito di cittadinanza determinerebbe una riduzione della disuguaglianza nella misura di 0,2 punti percentuali dell’indice di gini, che passerebbe da 30,1% a 29,9%”, ha detto l’Istat.

Non ci sono invece discrepanze tra le stime di Istat e Inps e quelle governative per quanto riguarda il costo complessivo della misura: 8,5 miliardi di euro annui.

Boeri mette in guardia sugli “effetti di scoraggiamento” sulla ricerca di un posto di lavoro, in particolare al sud, dove quasi il 45 per cento dei dipendenti privati ha “redditi da lavoro netti inferiori a quelli garantiti dal Rdc a un individuo che dichiari di avere un reddito uguale a zero”.

Rischi anche sul futuro delle nuove generezioni secondo Boeri, dal momento che la misura “graverà comunque sulle generazioni future”. Il presidente Inps sostiene che 3 anni d reddito facciano aumentare il debito implicito di 38 miliardi, che arriverebbe a 90 miliardi se la misura dovesse continuare oltre il 2021.

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