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    Catania, nuova indagine sulla Ong spagnola Open Arms

    Il comandante della nave, Marc Reig Creus, e la capo missione, Ana Isabel Montes Mier, sono indagati per associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 11 Lug. 2018 alle 10:09 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:40

    È in corso a Napoli, perché il perito è campano, la consulenza tecnico legale disposta dalla Procura distrettuale per recuperare i file dei telefonini sequestrati al comandante della nave, Marc Reig Creus, e alla capo missione, Ana Isabel Montes Mier, della Proactiva Open Arms, indagati per associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

    I loro legali, gli avvocati Rosa Emanuele Lo Faro e Alessandro Gamberini, hanno nominato un tecnico di parte che partecipa a tutte le operazioni con accesso agli atti. Rigettata la richiesta di rilascio immediato di copie del materiale estratto.

    “Ci aspettavamo di avere i file contestualmente alla loro estrazione e ci era stato detto che avremmo ottenuto copia forense subito, invece oggi la Procura ci nega le copie”, dicono i penalisti all’Ansa.

    L’inchiesta è coordinata dal procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, e dai sostituti Andrea Bonomo e Fabio Regolo.

    Ad oggi le inchieste avviate oltre un anno fa dalla procura di Catania sulle ong e i presunti legami con i trafficanti di uomini non hanno portato ad alcun risultato giudiziario.

    Recentemente il presidente dei giudici per le indagini preliminari di Catania e successuivamente il Tribunale del riesame di Ragusa avevano sconfessato la procura etnea che aveva sequestrato la nave di una Ong, annullando il provvedimento e riconoscendo lo “stato di necessità” per le organizzazioni benefiche che soccorrono migranti.

    Dai documenti con cui la procura antimafia di Palermo – cioè chi indaga: l’accusa, tecnicamente – ha chiesto l’archiviazione di un’indagine che coinvolgeva diverse ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo, emerge che i magistrati non solo non hanno trovato nessuna prova a sostegno della tesi iniziale, cioè una presunta collaborazione delle suddette ong con i trafficanti di esseri umani, ma anche che più in generale l’attività delle ong risulta essere in linea con le leggi italiane, nonostante i dubbi sollevati in questi mesi da diversi politici e magistrati italiani.

    L’indagine era stata aperta contro ignoti e prevedeva il reato di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina: un’accusa molto grave – da cui la dozzina di ong coinvolte si è sempre difesa – e incentrata in particolare su una operazione di soccorso avvenuta il 15 maggio 2017 al largo delle coste della Libia.

    E a margine del convegno su “Le nuove frontiere dell’immigrazione” dell’associazione Area Democratica per la Giustizia, lo stesso procuratore di Catania Carmelo Zuccaro ha affermato: “Le Ong fanno parte di un sistema profondamente sbagliato, che affida la porta d’accesso all’Europa a trafficanti che sono criminali senza scrupolo. Questo è l’aspetto sbagliato delle cose che non risponde né a senso di umanità né di solidarietà. E non parlo di inchieste in corso, non lo farei con i giornalisti, ma di un fenomeno generale”.

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