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Imparare dalla Germania

Una coalizione funziona solo aderendo a un programma dettagliato di riforme, per questo Letta deve prendere esempio dalla Merkel

Di Anna Ditta
Pubblicato il 21 Nov. 2013 alle 09:46

In un editoriale del Financial Times l’economista Lorenzo Bini Smaghi discute le sorti dell’attuale governo italiano, dopo l’ennesimo periodo di instabilità causato dalle divisioni interne al Popolo della Libertà e a Scelta Civica.

Secondo l’economista, è improbabile che questa instabilità svanisca all’improvviso, e la ragione risiede nella scadenza “a breve termine” dell’attuale governo, la cui dichiarata volontà è quella di durare fino alla fine del 2014. Questo termine non consente alla politica di mettere in atto le riforme strutturali raccomandate ripetutamente da organizzazioni internazionali come la Commissione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e l’Ocse e che riguardano la giustizia, la pubblica amministrazione, l’istruzione, la fiscalità, la lotta contro la corruzione e il mercato del lavoro.

“L’Italia potrebbe imparare dall’esperienza degli ultimi mesi dei tedeschi”, scrive l’economista, “Si potrebbe cogliere l’occasione dei recenti cambiamenti per forzare un accordo su una serie dettagliata di riforme che sarebbero in grado di far funzionare l’economia, renderla di nuovo competitiva.”

Le lunghe trattative che sono in corso in Germania tra l’unione dei cristiano-democratici della Merkel e i socialdemocratici di Peter Steinbruek per la formazione di una grande coalizione hanno infatti lo scopo di trovare fin dall’inizio l’accordo su un programma dettagliato che definisca le misure da adottare e la durata del mandato. Solo in tal modo la stabilità e la governabilità possono essere garantite. “Il prossimo Parlamento potrebbe essere ancora più frammentato rispetto a quello attuale”, scrive l’economista, “rendendo ancora più difficile formare un governo e praticamente impossibile attuare le riforme.”

Smaghi afferma che in Italia non è possibile portare avanti le riforme in un mandato governativo inferiore ai tre anni, dal momento che quanto più la data delle elezioni è vicina, meno i partiti che appoggiano il governo hanno un incentivo a condividere politiche impopolari, perchè minaccerebbero il risultato delle elezioni successive. La situazione può essere riassunta in una frase di Jean-Claude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo, che diceva: “Sappiamo quali riforme dovremmo fare. Ma semplicemente non sappiamo come poter essere rieletti dopo.”

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