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Ilva: cosa prevede l’accordo tra Arcelor Mittal e i sindacati

Credit: AFP PHOTO / DONATO FASANO

L'intesa prevede 10.700 assunzioni subito, garanzie per i restanti 300 e misure per la sicurezza ambientale. Vota a favore il 94 per cento dei lavoratori

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 13 Set. 2018 alle 19:43 Aggiornato il 13 Set. 2018 alle 19:45

La multinazionale indiana ArcelorMittal e i sindacati dei lavoratori hanno raggiunto un accordo sull’acciaieria Ilva di Taranto (qui il riassunto della vicenda).

L’accordo, sottoposto a referendum, ha visto il voto favorevole del 94 per cento dei lavoratori. I votanti sono stati 6.866, favorevoli 6.452, contrari 392, astenuti 12. Affluenza bassa. Avevano diritto 10.820: le schede bianche sono state 12. Le nulle 10.

L’intesa era stata chiusa nella mattinata di martedì 6 settembre 2018, dopo quasi venti ore di trattative negli uffici del ministero dello Sviluppo economico.

L’8 settembre il ministro Di Maio ha inoltre chiuso formalmente il procedimento avviato sulla gara di aggiudicazione dell’Ilva e ha deciso “di non procedere all’annullamento”, rendendo pubblico il parere dell’Avvocatura di Stato.

L’accordo

Arcelor Mittal, che nel 2017 ha vinto la gara pubblica indetta dal Ministero per la vendita dell’acciaieria, ha accolto la richiesta dei sindacati, appoggiata dal ministro Luigi Di Maio, di garantire all’Ilva 10.700 assunzioni subito su un totale di 13.800.

Sono previste garanzie anche per i restanti 3mila addetti, ancora in esubero, che saranno reintegrati entro il 2023, al termine di tutte le bonifiche ambientali.

L’intesa riguarda infatti anche l’altra questione cruciale del caso Ilva, ovvero il tema dell’impatto ambientale.

La multinazionale si è impegnata a garantire una valutazione di impatto sanitario, controlli stringenti su inquinamento e il controllo delle emissioni, anche quando si supereranno i 6 milioni di tonnellate di produzione.

Il ministro Di Maio, molto critico rispetto alla regolarità della gara con cui Arcelor Mittal ha messo le mani sull’Ilva, ha definito l’accordo come “il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili”.

Soddisfatti i rappresentanti dei sindacati.

“Si parte da 10.700 ma c’è l’impegno ad assumere tutti i lavoratori entro il 2023 senza nessuna penalizzazione su salari e diritti : è quello che avevamo chiesto”, sottolinea la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David

“L’elemento importante è che non ci sono esuberi: a partire dal 2023 ci sarà il riassorbimento dei lavoratori che non hanno avuto accesso agli ammortizzatori. Non ci sarà riduzione dei salari”, commenta il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.

L’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che nelle scorse settimane aveva duramente criticato l’operato del suo successore Di Maio ha parlato di “una grande giornata per l’Ilva, per l’industria italiana e per Taranto”.

Calenda era ministro ai tempi della gara che assegnò ad Arcelor Mittal l’acciaieria.

“Finalmente possono partire gli investimenti ambientali e industriali”, osserva Calenda.

“Complimenti per l’accordo ad aziende e sindacati e complimenti, non formali, al ministro Di Maio, che ha saputo cambiare idea e finalmente imboccare la strada giusta”.

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