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Il peggio e il meglio dell’Italia

Da un lato Schettino, dall'altro gli ingegneri che recuperano la Costa Concordia: l'ambivalenza italiana secondo Peter Stanford

Di Anna Ditta
Pubblicato il 20 Set. 2013 alle 08:51

Il premier Enrico Letta ha parlato dei lavori di rimozione della Costa Concordia come un motivo di orgoglio, sottolineando che essi hanno dimostrato “ciò che è in grado di fare l’Italia”.

In un commento pubblicato su the Independent il giornalista britannico Peter Stanford concorda con questa affermazione e definisce il lavoro degli ingegneri italiani la “più grande operazione di salvataggio mai intrapresa”. Il risultato positivo dell’operazione non solo garantisce all’Italia un posto nel Guiness World Record, ma è anche un modo per riscattare l’immagine del Paese all’estero.

“Solo 25 anni fa, l’Italia era la quarta economia più sviluppata del mondo, un esempio da manuale di miracolo economico negli anni del dopoguerra”, scrive Stanford. Poi ha preso piede la stagnazione, con poca o nessuna crescita economica, aggravata dall’impennata del debito pubblico (ora il secondo più grande dell’Unione europea in rapporto al PIL dopo la Grecia) e dal caos politico, presieduto da Berlusconi. Per Peter Stanfond,”il suo rifiuto di accettare la gravità della situazione – o di sottolineare questo fatto ai suoi elettori – implica che la prospettiva della richiesta di un piano di salvataggio dell’Italia rimane una possibilità, un disastro che potrebbe affondare l’intera zona euro.”

Alla figura di Berlusconi Stanford affianca quella di Schettino: il “capitan codardo”, dipinto come lo stereotipo dell’uomo italiano “incapace di crescere anche quando è responsabile di più di 4.000 passeggeri e membri dell’equipaggio, che si mette ancora in mostra come un adolescente per impressionare le ragazze e poi corre via quando tutto va per il verso sbagliato.”

Secondo il giornalista, c’è poco spazio da obiettare agli errori di valutazione nella navigazione che il capitano della Costa Concordia, Francesco Schettino, ha commesso, provocando la morte di 32 persone, ma ora raddrizzando la nave è possibile “offrire al mondo un’immagine completamente differente dell’Italia”.

L’operazione – costata complessivamente 600 milioni di euro – è stata organizzata dai proprietari della nave e dalla protezione civile, e coordinata da ingegneri italiani. Gli italiani sono “tra gli ingegneri migliori e più innovativi del mondo, come i recenti eventi del Giglio hanno dimostrato”, commenta Stanford, che aggiunge: “Il loro trionfo non avviene soltanto una tantum. Può essere fantasioso metterlo sulla stessa linea che ripercorre la strada fin dalla costruzione del Colosseo, dei Fori Imperiali, degli acquedotti, della Basilica di San Pietro, ma lo stesso spirito del “si-può-fare” lega tutti gli ingegneri italiani. Ed è vivo e vegeto.”

A ciò Stanford collega anche le imprese manifatturiere italiane, che continuano ad essere molto apprezzate sulla scena mondiale. Alla vigilia del nuovo millennio, per esempio, la “De Beers” ha prodotto una speciale collezione di diamanti costosi per l’occasione e l’unica azienda in grado di produrre le cerniere curve necessarie per il progetto è stata una piccola impresa familiare vicino Venezia. “Sono le piccole imprese ingegneristiche a conduzione familiare, basate principalmente nel nord e nel centro del Paese, che smentiscono i facili stereotipi sull’Italia”, commenta Stanford.

Una tale riflessione avvalora per Stanford l’immagine ambivalente del Paese: “Queste aziende prosperano tramandando tali capacità straordinarie di padre in figlio. Sono il meglio dell’Italia. Ma il rovescio della medaglia è che agli stessi figli è anche permesso di diventare i viziati, coccolati, vanesi maschi italiani esemplificati da Berlusconi e Schettino. Si può avere l’uno senza l’altro?”

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