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Il mercato nero che salva l’Italia

Grazie al traffico di droga, prostituzione, contrabbando di sigarette e altre attività illegali, l'Italia non è più in recessione

Di Anna Ditta
Pubblicato il 20 Ott. 2014 alle 00:01

Da quando il traffico di droga, la prostituzione, il contrabbando di sigarette e altre attività economiche illegali sono state incluse dall’Unione Europea tra i fattori utilizzati per il calcolo del Prodotto Interno Lordo (Pil) degli stati membri, l’Italia non è tecnicamente più in recessione.

Il nuovo sistema contabile, noto come Sistema europeo dei conti nazionali e regionali (Sec 2010), è stato adottato a settembre del 2014 e ha il fine di facilitare il confronto dei dati fra i Paesi dell’Unione Europea, prescindendo dal fatto che questi abbiano o meno legalizzato la prostituzione e depenalizzato il commercio di stupefacenti (attività che erano comunque già state incluse da alcuni membri europei nel calcolo del Pil).

Grazie a questo cambiamento, l’Italia ha scoperto che il suo Pil non è sceso dello 0,1 per cento nel primo trimestre del 2014, come calcolato in un primo momento, ma che è in realtà rimasto fermo a quota 0 per cento. Non è cresciuto, dunque, ma non è nemmeno diminuito.

I nuovi dati Istat confermano un calo dello 0,2 per cento nel secondo trimestre, ma dal momento che l’economia di un Paese deve contrarsi per due trimestri consecutivi perché si possa parlare tecnicamente di recessione, grazie al nuovo metodo di calcolo l’Italia può considerarsi fuori da quella che sarebbe stata la terza recessione negli ultimi sei anni.

I ricavi del mercato sommerso potrebbero ridurre ulteriormente anche il debito italiano in rapporto al Pil, secondo quanto riportato da Afp. Il debito italiano ammonta attualmente al 132 per cento rispetto al Pil – più del doppio del tetto del 60 per cento previsto dall’Unione Europea.

La notizia è stata riportata anche da giornali e siti stranieri come Business Insider e Russia Today. Il sito statunitense Slate sostiene che “l’Italia chiamerà sicuramente la notizia una vittoria, anche se a tavolino”.

Secondo Joshua Keating di Slate, c’è qualcosa di strano se i governi europei basano le loro statistiche ufficiali sulla ricchezza generata da attività per il compimento delle quali mandano le persone in carcere. “Ma cosa volete che sia un po’ di ipocrisia pur di far quadrare i conti?”.

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